Durante questi lunghi mesi di chiusure dovute all’emergenza epidemiologica da Covid-19, moltissimi studenti e studentesse hanno dovuto fare i conti con la tanto odiata «dad»,

C’era una volta Casalabate, una ridente marina degna di essere chiamata così, caratterizzata dal sole, dal vento di tramontana, dall’acqua azzurra spumeggiante e – la gioia dei bambini! – da ampi arenili con alle spalle le dune,

Nuovo appuntamento, questa sera, lunedì 5 luglio 2021, in Piazza Municipio a Trepuzzi, alle ore 19.30, con Fabio De Nunzio, autore di "Sotto il segno della Bilancia. News" (Ventura Edizioni).

Il frate Antonio Primaldo Coco, “instancabile ricercatore ed illustratore di memorie patrie regionali”, così lo definisce il prof. Giuseppe Gabrieli, nasce a Francavilla Fontana (allora provincia di Lecce, ora di Brindisi) il 1° settembre del 1879 da Giovanni Coco e Maddalena Montanaro. La sua prima istruzione avvenne nelle scuole pubbliche dove frequentò le scuole elementari e le ginnasiali inferiori.

Nella sua famiglia non erano mancati buoni e colti sacerdoti. Lui stesso, infatti, in un passaggio autobiografico di un suo saggio afferma: ricordo il fratello del nonno materno, Don Antonio Montanaro, Dottore in Utroque jure, per circa quarant'anni Arciprete di Francavilla, al quale, da ragazzetto, servivo la Messa, e lo zio materno, Don Antonio Montanaro, canonico della Collegiata di Francavilla Fontana, che molto insistette per persuadermi di studiare nel Seminario di Oria per essere prete. Io però sin da piccolo mi sentivo chiamato allo stato religioso, ma non all'ecclesiastico. Lo zio mi prospettava la vita di attività del prete e quella di sacrificio dei religiosi e specialmente dei novizi nella Colombaia di Galatone, così egli mi diceva, vivono in continue penitenze e mortificazioni, senza mai, durante l'anno di tirocinio, poter uscire dal convento. Ma per quanto egli insistesse e mi prospettasse rendite e proprietà, essendo in condizioni economiche discretamente buone, la mia risposta era: religioso sì, prete no. In conclusione, mi disse: pare che sei nato proprio per fare il frate e quindi vattene ín Convento. Infatti, il 16 maggio 1896, giovanetto, dai miei genitori fui accompagnato in Oria e affidato al M.R.P. Geremia del Cuore di Maria, Lettore di Filosofia, Teologia ed Esaminatore, cui furono consegnati i documenti e quanto si richiedeva a riguardo. Il giorno seguente, nel Convento di S.Pasquale di Lecce, sostenni gli esami e, approvato, nelle ore pomeridiane, con altro compagno, raggiunsi il convento di S. Maria delle Grazie presso Galatone, ove, dopo qualche giorno, cominciai il noviziato.

Padre Primaldo Coco, con il suo carattere modesto e riservato,schivo di onori e di plauso, con lungo studio ed immenso esercizio di vita religiosa francescana, si andò formando nel corso della lunga e laboriosa esistenza senza mai distogliere lo sguardo dalle storie, religiose e non, dei tanti luoghi che lo accolsero tra i quali Squinzano.

E’ molto probabile che per la sua formazione religiosa, la bramosia di conoscenze storiche ed in generale per l’orientamento dei suoi studi fu determinante l’incarico ricevuto come Maestro dei Novizi e poi come Guardiano presso il Convento di Galatone che possedeva uno dei più ricchi ed aggiornati archivi religiosi dell’epoca, che il giovane Maestro non avrà certo mancato di consultare. Ed a Galatone sarà tornato una infinità di volte proprio per rovistare tra le carte ed interrogare i registri.

Addentrarsi nella imponente mole delle pubblicazioni del Coco e dei numerosi articoli apparsi su riviste e giornali sarebbe opera utile e meritevole ma certamente non possibile per chi come noi è chiamato soltanto a scrivere una striminzita pagina di una rubrica di storia locale.

Perché Coco ha studiato il Salento in lungo e in largo, nel suo aspetto storico, geografico, topografico, etnografico, folkloristico, religioso, civile, scientifico, interessandosi, inoltre della storia dei grandi e dei piccoli centri salentini, dei conventi, delle badie, delle spiagge, dei porti, delle torri, dei castelli, e per ogni argomento, per ogni trattazione, ha ricercato ed esumato documenti dai più reconditi fondi di archivi, dalle più impensate e sconosciute biblioteche pubbliche e private.

E' questo un aspetto della grande attività letteraria del nostro Coco poco noto alla grande massa del pubblico e a non pochi cultori di storia regionale. Comunemente, se non esclusivamente, egli viene ricordato quale storico del movimento francescano nel Salento.

Indubbiamente quest'ultima fu la sua principale attività, la sua più costante occupazione e preoccupazione, ed in questo campo profuse la parte migliore di sé stesso.

Frate Antonio Primaldo Coco pubblicò nel 1922 “CENNI STORICI DI SQUINZANO a cura della tipografia dei Fratelli Spacciante di Galatina che l’autore volle dedicare “con affetto e stima sincera ai laboriosi ed industriosi cittadini di Squinzano”.Questo infatti scrisse quando era nel Convento S.Pasquale al Borgo di Taranto il 13 giugno del 1922 a proposito della pubblicazione che, con le sue 370 pagine dense di notizie, è pietra miliare per quanti, ancora oggi, si accingono alla conoscenza della storia della nostra città.

Il libro costò moltissimi sacrifici, anche di natura finanziaria. Il frate ci tenne a ringraziare chi lo aveva spronato per la pubblicazione ed aiutato nelle ricerche. Personaggi del tempo che vogliamo qui elencare.

L’ex sindaco Cav. Margilio Pantaleo Nicola, il sindaco dell’epoca cav. Cleopazzo Ermanno, gli assessori Barba, De Filippis, Presta, Tondo, Renna, Positano, il rev.mo Arciprete D.Luigi Valletta, il rev.mo Monsignor Don Vincenzo Riezzo, Vincenzo Mastrangelo, Superiore del convento delle Grazie, Alberto Argentieri e tanti altri amici dell’autore. Un ringraziamento particolare Frate Primaldo lo volle fare ad Agostino Papa, “storico parlante delle patrie gesta e compagno di peregrinazioni, dal quale molte notizie sono state fornite”, queste le sue parole.

All’illustre studioso che ha concentrato parte dei suoi ardori e sforzi della sua silenziosa attività letteraria, per nostra Squinzano, frugando, scovando memorie, documenti, testimonianze, voci e segni del passato, non abbiamo ancora dedicato nulla per poterlo ricordare. Una via, una sala, un angolo della nostra città. Un territorio che probabilmente percorse lungamente a piedi, con le strade ancora sterrate, scalzo, come di solito camminavano i figli di Francesco.

Non è mai troppo tardi.

Roberto Schipa

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