Riceviamo e pubblichiamo interamente il comunicato stampa di Vincenzo Serratì, Coordinatore del Comitato “Comune Unico Terenzano”.
"Ogni volta che su un quotidiano viene pubblicato un articolo in cui si parla di fusione dei comuni qualcuno cerca di fare del terrorismo psicologico esternando pareri del tutto personali non sostenuti da alcun dato oggettivo e che dimostrano, inoltre, una scarsa conoscenza del territorio e delle comunità che lo abitano. Ma andiamo per gradi. Il dibattito sul tema in questione invece di caratterizzare l’aspetto amministrativo ed economico tende a puntare i riflettori su una fantomatica cancellazione delle identità, della storia e delle tradizioni che sono vive grazie a chi è in grado di saperle tramandare. Pensare di modificare i costumi e le usanze che caratterizzano una determinata comunità, come la Focara di Sant’Antonio in Focara di Terenzano, non è mai stato né lo sarà mai nel progetto di fusione. Sarebbe opportuno, al riguardo, vedere cosa accade nei comuni nati dal processo di fusione. Nella nostra Puglia (che qualcuno vorrebbe dividere) si registrano due fusioni: il primo è il comune di Adelfia, nato dalla fusione obbligata nel 1927 (sotto il regime Mussolini) di Montrone e Canneto di Bari, che pur non istituendo le municipalità hanno mantenuto le proprie tradizioni, i propri dialetti, le proprie storie ed identità, inoltre, hanno mantenuto le due feste patronali, i due cimiteri, le due chiese matrici, i due uffici postali. Questo a dimostrazione del fatto che la perdita di identità e di tradizioni è solo una effimera paura. Il secondo, a seguito di referendum consultivo, è il comune di Presicce-Acquarica nato nel 2019 dalla fusione di Acquarica del Capo e Presicce che già da decenni fisicamente avevano assunto le sembianze di un comune unico mancava solo l’atto amministrativo che lo istituisse: unica stazione ferroviaria, unico istituto comprensivo, servizi comunali gestiti in forma associata, un unico cimitero.
Appare del tutto evidente che il processo di fusione non può in alcun modo reprimere il sentimento campanilistico che è parte del proprio DNA ma può consentire al territorio e alle comunità che lo abitano di avere una grande opportunità di crescita sia sociale sia economica. Sarebbe opportuno, invece, chiedersi come si possono garantire servizi efficaci ed efficienti ai cittadini, strade manutenute bene, abbassamento della pressione fiscale, interventi infrastrutturali se non ci sono le risorse economiche, se non si ha la possibilità di attingere a finanziamenti regionali, statali ed europei? Come si può contrastare il fenomeno dello spopolamento che sta colpendo molti comuni del sud? Sono questi gli interrogativi che il Comitato Terenzano si è posto in questi anni, mettendo in piedi un’idea che strada facendo è diventato progetto supportato da dati oggettivi ben descritti dallo Studio di fattibilità redatto dal Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento. La fusione dei comuni crea ponti per andare lontano e non muri dove fermarsi".