Piccoli ucraini a scuola: il Comprensivo di Squinzano presidio di accoglienza

a cura della 28 Marzo 2022

L’Istituto Comprensivo di Squinzano si conferma presidio di accoglienza e legalità. Lunedì 28 marzo sono entrati a far parte della comunità scolastica squinzanese ben tredici bambini

provenienti dall’Ucraina: uno nella Scuola dell’Infanzia (plesso “Tagliamento”), sei nella Scuola Primaria (plessi “Don Bosco” e “De Amicis-Collodi”), altri sei nella Scuola Secondaria di primo grado (plesso “Carducci-Abbate”).
I nuovi alunni, accompagnati dalle famiglie accoglienti, hanno ricevuto l’abbraccio della Dirigente scolastica, la prof.ssa Loredana De Simone, di don Alessandro Scevola, parroco delle comunità di “San Nicola” e “Mater Domini” e, naturalmente, di tutti gli allievi e i docenti dell’istituto. Numerose le manifestazioni organizzate nei vari plessi: i più piccoli hanno preparato cartelloni di benvenuto e palloncini con i colori della bandiera ucraina, mentre i più grandi hanno svolto attività finalizzate alla conoscenza reciproca, allietate, di tanto in tanto, da deliziosi intermezzi musicali.
Il Comprensivo di Squinzano intende realizzare concretamente, attraverso l’accoglienza di chi fugge dalla guerra, quanto prescritto dalla nostra carta costituzionale: «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica» (Art. 10); e più avanti: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli» (Art. 11).
In queste occasioni, la scuola smette di essere solo “scuola” e diventa “comunità educante”: una comunità materna, premurosa, che non riconosce altri valori fondanti se non quelli della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità tra i popoli. Questa è la scuola che sognava don Milani, quando, insieme ai suoi piccoli allievi di Barbiana, scriveva: «Molte lingue male piuttosto che una bene. Pur di poter comunicare con tutti, conoscere uomini e problemi nuovi, ridere dei sacri confini delle patrie» (Lettera a una professoressa, 1967, p. 23). Questa è la scuola che vorremmo anche noi: per noi e, soprattutto, per i nostri figli. Benvenuti a casa, cari bambini!

Redazione

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