È il settimo libro di Loredana Ruffilli. È edito da Edizioni Esperidi. Si intitola "La via dei piccoli orrori". Ed è un libro bellissimo.
A cominciare dalla copertina, a cura di Dino Rampino, rossa con un grande rettangolo verde al centro, che, a bene osservare, è una tenda di legno, degli anni 70, che racconta attraverso gli occhi che guardavano tra gli spazi delle listarelle, storie di vite di un paese del sud. L' autrice macchia d'inchiostro quella tenda e da forma a una narrazione di un'epoca di transizione, quella dell'età della protagonista Nenella e quella di un periodo storico in cui la società cambiava, sotto la spinta del boom economico e della rivoluzione sociale. La Ruffilli, ben consapevole che ciò che giungeva ad Uliuzzo del vento del ‘68 era solo una flebile brezza, racconta la stasi culturale di questo territorio, ingolfato tra ipocrisie, reticenze, omissioni, usando come pretesto le vite dei personaggi coinvolti in vicende, a tratti orribili, passate attraverso l'onda redentrice dell'indifferenza che tutto perdona e tutto trasforma in normalità. Metafora di ogni tempo e ogni luogo, il romanzo apre larghi spazi descrittivi a sensazioni comuni, in cui ogni lettore si può ritrovare, penetranti e intensi che vengono ottimamente trasposti nell'incantevole video realizzato con Paolo Andriani, un cortometraggio tutto da gustare, passeggiando insieme alla protagonista per i luoghi simbolo della storia del libro. La corposità dello spessore de "La via dei piccoli orrori" rende merito alla penna dell'autrice, che in quest'ultimo lavoro compie un ulteriore passo in avanti, poiché la narrazione diventa coagulo, non solo di vicende autobiografiche, ma anche e soprattutto di denuncia sociale e, oserei dire, politica, nella consapevolezza che il bene comune, tra la curva a gomito di quella famosa via, passando attraverso le grida degli ambulanti, l'amore non corrisposto, la proiezione dei film all'aperto ecc., è ancora una lontana chimera. Messi al fianco di Nenella e delle sue amiche Luisa e Rita, percorriamo "La via dei piccoli orrori" con gratitudine verso l'autrice, per averci permesso di tornare ad atmosfere, abitudini, rituali, profumi, voci, volti che solo la sua ineguagliabile memoria storica poteva tirare fuori dai cassetti del passato, ma anche con senso di responsabilità, percependo, oltre alla mera traccia descrittivo-narrativa, il peso della denuncia e dell'impegno sociale e culturale.