Casalabate, briciole di storia. Mode, modi, costumi e abitudini nella marina negli anni ‘70

di Loredana Ruffilli 17 Luglio 2021

Cambiammo il modo di mostrarci in spiaggia e diventammo più spregiudicati e modaioli.

I colori fluo imperversavano negli anni Sessanta. I bikini si ridussero sempre di più, splendide ragazze sotto le docce della prima e seconda rotonda con in mano bustine di shampoo Alberto VO 5.
Profumi di solari Monoi, infradito, zatteroni, prendisole con fantasie Pucci.
Fasce e abitini di spugna coordinati a righe colorate, occhiali neri “a gatta” o grandi, avvolgenti, alla moda di Mina, che accarezzava le orecchie dei bagnanti con “Se telefonando”.
Tra gli anni Settanta ed Ottanta, ci furono due punti vendita abbigliamento assolutamente opposti ma entrambi utilissimi: Corrado Garofalo e Il Negro, dalle mutande al fashion, dalla pancera alle borse in rafia griffate, dal costume calibrato ai caftani antesignani.
E vogliamo scordare gli zoccoli in legno, o i sabot femminili? A dire il vero i primi fungevano da corpo contundente, lanciati a velocità devastante, con convinzione per interrompere una estenuante partita a tamburelli alle tre del pomeriggio. I secondi mettevano in risalto le forme delle prime vamp da spiaggia, le prime a scuotere la chioma a destra o a sinistra con scarto seduttivo.
Passiamo ad altro. Mode, modi, costumi, abitudini.
Uomini: dal bermuda rassicurante allo slip da bronzo di Riace, ma ciò che ricordiamo con maggior nostalgia sono le canottiere bianche e i cappellucci di paglia dei nostri padri, in riva al mare a guardare il cielo e le barche dei pescatori al tramonto.
Cibo: quando si compravano le angurie intere e si “provavano”, bussandoci sopra; quando si facevano le pitte e focacce e si dividevano con il vicinato; quando si andava a ricci con la camera d’ aria di una gomma e la “cascetta de taula“; quando si prendeva un Campari, una “africana”: orzata e caffè, si ordinava una gazzosa, un chinotto, un tamarindo; quando si usciva dal bagno alle due e la mamma sul balcone della cabina si sbracciava perché aveva appena fritto i cornaletti; quando si andava a polpi, si sbattevano sugli scogli, si schiumavano e si mangiavano la sera stessa.
Modi: scendere alle otto di mattina in spiaggia, prendere una pietra fra le tante sull’ arenile e legarvi la corda per tenere fermo l’ombrellone, segno di prenotazione e presenza. Passare il tempo a guardare i tornei di calcetto, le partite di tamburello, le giocate a flipper, le partite a stuppa. E commentare...
Personaggi da spiaggia: il fotografo magro e allampanato che girava con la Leica, l’uomo del cocco (che somigliava al sergente Garcia del telefilm Zorro), la Custanza della giuncata, lu Ngordia che aiutava in pescheria, lu Nzinu, primo bagnino, e lu Carminucciu, secondo. In realtà erano tuttofare.
Giochi: tuddri, campana sulla sabbia, clic clac, palla pallina ( pubblicizzata da Rita Pavone), tamburelli, una fune doppia con due manici da una parte e due dall’ altra: gioco in coppia che sviluppava e rinforzava le braccia nell’ allargarle.
Salvagente, i canotti i a forma di cigno, secchielli e corredo di palette e formine comprati alla Standa, o all’ Upim, o da Totino Marzo, o “alla Florinda”.
Radio: Radio Amica che trasmetteva dall’Hotel la Perla e poi Radio Incontro dalla Nassa. E tanti speaker a che si sono avvicendati, ne ricordo alcuni, Antonio Riezzo, Andrea De Leonardis, Attilio Porcella, Vincenzino Pagliara, Antonello Maniglio e tanti altri, con cui mi scuso se non riesco a citare tutti i nomi. Dediche, canzoni, quiz, scherzi, rubriche. Santo California e musica oggi trash, ma che ci coinvolgeva nonostante tutto.
E quella sua maglietta fina che...
Lungomare: passeggiate, permessi, madri severe, primi incontri, prime feste, profumo di mare al tramonto, biancate, sci d’ acqua dal motoscafo di Celestino Errico, umidità e zanzare, zampironi e pullovers bianchi e “simienti“, ovunque, sempre, trasversali, fra ogni ceto, tonnellate di semi di zucca che hanno accompagnato lo struscio sul lungomare. Più spazioso, più romantico, più vuoto, essenziale, vero.
Concerti: dagli ospiti illustri dell'Hotel La Perla (Di Capri e Bongusto e Minnie Minoprio), alle terrazze delle rotonde, la seconda soprattutto, e musiche di Fausto Papetti e Santo & Johnny, poi i primi palchi, i Fratelli Valzano, Enzo Petrachi, e qualche discreto interprete pop degli anni Ottanta. Poi siamo finiti con un Accendino! in mano a causa di Rodigan.
Abitudini: i trepuzzini che lasciavano la spiaggia per la Madonna dell’Assunta, gli squinzanesi per San Nicola, le turiste di Ferrara alla Perla, le comitive sotto l’ ombrellone, il caffè del pomeriggio nelle cabine con il vicinato, le passeggiate di sera sull’ arenile illuminato dai fari, le colazioni la mattina tutti insieme con gli amichetti e i biscotti Atene, le tramontane che ci facevano mettere i pantaloncini e le “ giacchettine” in maglia, i compiti per le vacanze a settembre, le ripetizioni per chi era stato rimandato a settembre, la Capitaneria di Porto che faceva uscire tutti di colpo dalle cabine, chiavi in mano, perché non si potevano tenere bombole a gas..., le pennichelle, le alzate alle cinque per vedere sorgere il sole dal mare, Ferragosto con le granite, e gli arrivederci all’ estate con il rituale della salsa di pomodoro e dei materassi rifatti e rinfrescati.
Per oggi è tutto. Un saluto da quei giorni, un saluto a quei giorni. Cordialmente. Loredana Ruffilli. 

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