Grave lutto nella Chiesa di Lecce, è morto ieri Mons. Franco Lupo, uomo di profonda fede, vasta cultura e grande umanità. Pubblichiamo il ricordo commosso di un amico, il medico e scrittore squinzanese Salvatore Sisinni.
"La scomparsa di una persona, sia che la si conosca o no, duole sempre, ma duole molto di più, sin quasi alle lacrime, quando la persona ha segnato una delle fasi più importanti e delicate della tua vita: l'adolescenza. Per me lo è stata Mons. Franco Lupo.
Il 5 settembre dell'Anno Domini 1956 arrivò nella Parrocchia "San Nicola" di Squinzano, alla quale appartenevo, per espletare le funzioni di vice parroco e di assistente spirituale del Circolo Cattolico di via Brindisi, al civico 8. Era giovanissimo, appena trentenne, dinamico, volitivo, affabile, molto molto appassionato della poesia, ed egli stesso poeta.
Sotto la sua guida, avvalendomi dei suoi insegnamenti, curai la mia formazione spirituale e culturale, mentre svolgevo su nomina del parro-arciprete Mons. Salvatore Leone, la funzioni di Presidente della G.I.A.C., (Gioventù Italiana Azione Cattolica). Dopo due anni, nel settembre del 1958, per volontà del Vescovo dell'epoca, Mons. Minerva, tornò a Lecce. Qualche giorno prima di tornare nella sua città, mi aveva consigliato di acquistare un libro di Papini, "Dante vivo". Mi sarebbe servito per approfondire alcuni aspetti della Divina Commedia, materia d'esame alla maturità classica, che da lì a pochi mesi avrei dovuto conseguire. Sempre alla vigilia del suo ritorno a Lecce, mi regalò una piccola croce in legno, di colore nero, che, da allora, tengo sulla mia scrivania, due poesie inedite (una in dialetto e l'altra in lingua) ed una novella- un genere letterario allora in uso- inedita, dal titolo "Il Carillon", ispiratogli dalla sciagura mineraria di Marcinelle (Belgio), avvenuta l'8 agosto del 1956, nella quale persero la vita 262 minatori, di cui 136 erano italiani (di questi 15 salentini di Salice, Casarano e dintorni).
E poi, in regalo, un altro libro, scritto da Piero Bargellini, dal titolo "Santi come uomini", con questa dedica: '25 settembre 1958, un ricordo che non si spegne, Franco Lupo'.
E' inutile dire che questo libro lo conservo gelosamente nella mia libreria e, ogni tanto, lo riprendo in mano per leggere qualche pezzo. Uno dei tanti capitoli ha questo titolo: 'Son Francesco, uomo fantasioso'. E penso subito al nostro attuale Papa Francesco, che di fantasia ne ha tanta.
Mi sembra inutile dire quanto sia rimasto affezionato a don Franco: l'ho invitato a celebrare le mie nozze nel settembre del 1968 e, in seguito, l'ho incontrato tante volte a Lecce, nella Chiesa S. Irene, detta 'dei Teatini', quando ne era Rettore.
L'ho salutato di persona nella Chiesa Matrice "San Nicola" di Squinzano, in occasione del suo 60° anno di sacerdozio, e poi ancora in una sala dell'Episcopio a Lecce, insieme ad alcuni amici di Squinzano, 'ex Circolini', per il suo 90° anno di vita.
A Squinzano, era accompagnato da un amico, un pò curvo per il peso degli anni, i capelli tutti bianchi. Gli sono andato incontro e nell'abbracciarlo e nel sussurrargli nelle orecchie il mio sincero 'ad multos annos!', pensavo ai celebri versi di un sonetto del Petrarca: 'Movesi il vecchierel canuto e bianco, del dolce loco ov'à sua età fornita...'
L'ultima volta l'ho sentito per telefono un mese fa per esprimergli i miei sinceri auguri per le festività natalizie. Era molto stanco, la voce gli usciva appena, ma lucidissimo.
Mi dispiace molto non poter più sentire la sua debole voce nei giorni della prossima Pasqua. Lo penserò comunque, intensamente, e, grato e commosso, eleverò al Signore una preghiera in suffragio. Salvatore Sisinni".