Ricordo una sera d’estate, di festa patronale, il nostro paese era pieno di luci. E via via che si percorrevano le strade che portavano in Piazza Vittoria si veniva investiti da ondate di profumi ed emozioni.
Girato L’ angolo di via Castromediano, a sinistra, la piazzetta era piena di tavolini. Tovaglie in fiandra e coppe in acciaio, e vermouth freddi e spumoni. E l’artefice di questa magia era Mario Legge, il leggendario titolare del Bar Daniele. La cosa che colpiva all'interno era quel grande quadro del grande Luigi De Mitri che raffigurava uno spaccato di società dell’ epoca, sagome di uomini e donne colorati in una scena allegra e conviviale. Mario era instancabile, spiritoso, alacre, dietro gli occhiali i suoi occhi guizzavano, i movimenti rapidi, il bancone più lucido di uno specchio, il caffè inconfondibile, le granite con la panna servite come al caffè Florian di Venezia. E si torna a quella sera di festa, lui in giacca bianca, i passi svelti e vicini, senza sosta, senza un attimo di respiro. La battuta pronta, il sorriso generoso. Mario di tutti. Nei pomeriggi di un agosto assolato, quando in giro non c’era nessuno, la piccola linea d’ombra era un segnale refrigerante, tre ombrelloni bianchi con la scritta rossa e blu Cinzano.
La sala biliardo a cui si poteva accedere solo dopo una severa selezione di Mario che non ammetteva soggetti strani. Il servizio pizzeria, i pasticciotti bollenti fra le mani, con la crema morbida che spaccava la pasta.
Mario del bar Daniele era Squinzano, era efficienza, professionalità, lavoro, competenza e simpatia. Quella simpatia travolgente che lo faceva amico di tutti.
A Mario, piccolo grande immenso uomo, che ha regalato dolcezza in tutti i sensi, il nostro applauso e ricordo indelebile.