Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
Proserpina, figlia della dea Cerere, tra le tante fanciulle intente a cogliere fiori sulle rive del lago di Pergusa. Dal racconto che ne fa Strabone, che riporta Proclo, l'episodio del ratto si realizzò sul lido di Hipponion, sul mare Tirreno, dove il pirata Plutone arrivò dalla Sicilia e rapì Proserpina.
Cerere, madre di Proserpina e dea dell'Olimpo, fu disperata alla notizia della scomparsa della figlia, e invocò l'aiuto di Giove, re di tutti gli dei, per aiutarla a ritrovare la bella Proserpina.
I succosi chicchi di melagrana legarono Proserpina all'Ade per sempre. Zeus, tuttavia, mosso a compassione, fece sì che Proserpina potesse trascorrere sei mesi ogni anno insieme alla madre (sarebbero l'estate e la primavera), e che i sei mesi restanti vivesse insieme a Plutone (ovvero autunno e inverno): è proprio al mito di Proserpina e all'ira di Cerere, infatti, che si fa risalire l'alternanza delle stagioni.
Alda Merini riprende il mito di Proserpina e lo fa suo.
La poetessa è nata proprio il 21 marzo del 1931. E oggi si celebra anche l’inizio della primavera, la stagione della rinascita e della poesia. Poesia, primavera e follia sono, infatti, le tre chiavi d’accesso per entrare nell’incredibile e immenso universo di Alda Merini.
Alda che ci suggerisce ancora l’ importanza e la “terapia” del verso.
Il compito della poesia è di ricordarci che esiste qualcos’altro, tirarci fuori dalla quotidianità – non anestetizzandoci o offrendoci una banale via di fuga dalla realtà, ma risvegliando qualcosa che magari non ci siamo nemmeno resi conto si fosse addormentato – e metterci in contatto con la nostra anima. Ci ricorda che abbiamo un’anima, consapevolezza che troppo spesso lasciamo affondare sotto il peso delle mille cose che affollano le nostre giornate.
A volte bastano poche parole di cui magari non capiamo nemmeno bene il significato ad evocare mondi sconosciuti, a far vibrare qualche corda impolverata.
La poesia ci sveglia, al contrario di quasi tutto il resto, il cui scopo sembra essere quello di narcotizzarci. Per quanto mi riguarda è la risposta alla necessità di qualcosa di alto nella nostra vita, è una divinità più vera di qualsiasi altra perché è umana, ed è creata da ponti e fusioni e passaggi tra le menti che ci hanno preceduti e quelle che ci seguiranno.
Attendiamo la liberazione, attendiamo una primavera diversa, anche con Alda, che accarezzi l’anima con speranza.