Sembrerebbe essersi chiarita a favore di A.B., 58 anni di Squinzano, la brutta vicenda giudiziaria che nel 2010 lo ha visto coinvolto e a causa della quale fu accusato di appropriazione indebita.
L'uomo, infatti, ben otto anni fa, avrebbe assistito, in qualità di badante, un anziano signore del posto, che si affidava in tutto e per tutto al 58enne, avendo i figli e i nipoti poco presenti. E così che, dopo una serie di prelievi dal conto dell'anziano e di versamenti su un conto aperto a nome dell'imputato, deleghe bancarie, incassi di denaro, titoli di Stato e titoli finanziari a favore del badante, i parenti dell'anziano assistito si sarebbero opposti a tutto questo, rivolgendosi al giudice e accusando A.B. di aver raggirato l'uomo, per farsi lasciare beni e soldi. Un processo durato anni, al termine del quale, però, la Corte d'Appello di Lecce ha assolto completamente il badante, perché il fatto non sussiste. Questo, infatti, secondo diverse testimonianze e varie consulenze tecniche, avrebbe sempre assistito con attenzione e lealtà l'anziano, che avrebbe volontariamente lasciato all'uomo i suoi soldi, avendo inoltre poche occasioni di incontro con i propri parenti. Lo squinzanese era stato condannato, in primo grado, a un anno e otto mesi di reclusione, oltre alla restituzione di quasi quattrocento mila euro, ma il corso della giustizia gli ha dato ragione e lo ha scagionato dalla pesante accusa di appropriazione indebita e circonvenzione d'incapace.