Il Presidente Pino Romano: «io salvato da bravi medici, a Lecce eccellenze e professionalità»

Un caso che non è l’eccezione ma la regola della buona Sanità. E che regala la gioia non scontata di poterlo raccontare agli altri.

A parlare, venerdì scorso, nella sala conferenze del Polo Oncologico di Lecce, il “paziente” Giuseppe Romano, 65 anni, di San Pietro Vernotico, consigliere regionale del PD dal 2005, che ha scoperto il suo problema al cuore in seguito ad una febbre molto alta che lo ha colpito nell'aprile scorso.

«Questa esperienza – ha detto il Presidente della Commissione Sanità della Regione Puglia Giuseppe Romano - mi ha fatto conoscere direttamente sulla pelle le eccellenze importanti della nostra sanità, a cominciare dal primario infettivologo del ‘Perrino’ di Brindisi Piergiorgio Chiriacò e dal primario cardiologo Gianfranco Ignone con il suo ecocardiografista Ermanno Angelini. Mi hanno scoperto una ‘voragine’ sul cuore ed hanno chiesto immediatamente una consulenza del primario cardiochirurgo del ‘Fazzi’ di Lecce, dott. Giovanni Casali. La diagnosi era impietosa: una endocardite che non lasciava molte speranze. In quei momenti, come si può facilmente immaginare, mi sono state suggerite tantissime alternative, sia in Italia che all’estero. Io, invece, ho fatto una scelta importante e ho deciso per la Puglia. Devo dire grazie al direttore generale dell’Asl di Lecce Ottavio Narracci il quale mi ha convinto a fidarmi e ad affidarmi delle capacità indiscusse del dott. Casali. Nel ‘Fazzi’ ho incontrato eccellenze ed alte professionalità: nel reparto di emodinamica il primario f.f. dott. Giuseppe Colonna e poi l’intera équipe della cardiochirurgia del dott. Casali che ha compiuto una impresa grazie a grandi capacità e ad un modello organizzativo eccellente».

«Dopo quello che mi è accaduto – ha sottolineato ancora Romano - ho rivisto il mio pensiero sul ruolo delle grandi strutture. Per anni, anche nell’ambito del ruolo che rivestivo e rivesto, ho fatto battaglie importanti per difendere la dimensione medio-piccola della prestazione ospedaliera, perché ritenevo che solo lì poteva esserci umanità ed una risposta diretta ai bisogni del malato. Ero convinto, invece, che nelle strutture di grandi dimensioni contassero solo i numeri, le statistiche. Insomma, avevo dei pregiudizi che adesso ho completamente rimosso. Una persona si salva, in presenza di patologie gravi, quando c’è casistica operatoria, esperienza, professionalità. E poi c’è attenzione verso il paziente che risulta addirittura encomiabile. Tutto questo nonostante la mannaia del blocco del turn-over».

«Ma la situazione del ‘Fazzi’ - ha aggiunto il presidente della Commissione Sanità - potrà migliorare ulteriormente. Ad agosto sarà completato il nuovo DEA e avrà inizio il trasferimento di reparti. E poi ci saranno le nomine dei nuovi primari attraverso cui si potrà superare la precarietà. Anche grazie a questo, potrà ambire a diventare ancora di più un punto di riferimento, magari anche attraverso la individuazione del ‘Fazzi’ come terza azienda ospedaliera pugliese. Il tutto, a beneficio dell’intero Salento».

«Ogni processo di cura – ha detto il direttore di Cardiochirurgia, Giovanni Casali - è un interscambio biunivoco, diamo una prestazione tecnica ma riceviamo dei feedback dalle persone. Da Romano abbiamo avuto una grande qualità umana, non ha mai fatto pesare il suo ruolo e tutti hanno percepito queste sue qualità che ci hanno messo a nostro agio. Dal punto di vista clinico è stata una bellissima esperienza, soprattutto perché a lieto fine e sottolinea l’importanza delle indagini preventive e diagnostiche in questo tipo di patologie complesse. Nel caso di un’endocardite importante si può rischiare la vita, per cui è fondamentale la diagnosi precoce e il timing d’intervento».

E’ la punta di un iceberg costruito con la marcata progressione delle procedure cardiochirurgiche maggiori: 289 interventi nel 2015, 365 nel 2016 e 420 nel 2017. Ovvero più 45 per cento in due anni.

Per il Direttore Generale Asl Lecce, Ottavio Narracci, la testimonianza di Romano è stata l’occasione per guardare la Sanità leccese in prospettiva: «Il completamento del Dea, tra qualche settimana metterà questo ospedale nelle condizioni di essere un policlinico costituito da un’area ospedaliera formata dal padiglione centrale del “Fazzi”, dal Polo Oncologico e dallo stesso DEA. Tant’è che è allo studio un progetto di completamento per “cucire” insieme queste tre anime dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce e farne un unico tessuto sanitario in cui si possa fare assistenza ad alto livello, ma anche ricerca e formazione». «Vogliamo – ha continuato Narracci - che il Centro Cuore diventi un punto di riferimento per l’intera macro-area del Salento, poiché al suo interno agiranno cardiochirurgia, cardiologia, cardiologia interventistica, Utic e chirurgia vascolare di prossima attivazione, in una logica di organizzazione integrata e dipartimentale».

Ilaria Bracciale

Redattrice

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