L'Ufficio Pastorale diretto da Don Nicola Macculi pubblica una lettera prima del voto

A due giorni dalle elezioni del 4 marzo 2018, l'Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, diretto da mons. Nicola Macculi, arciprete di Squinzano, pubblica una lettera aperta, con una riflessione rivolta ai cattolici prima del voto.

Perché una lettera aperta a pochissimi giorni dal voto del 4 marzo? Innanzitutto perché è un modo di parlare a se stessi. Un modo di mettere alla prova le proprie certezze e di consentire un percorso di ricerca di nuove e più valide ragioni”- inizia così la lettera dell'Ufficio Pastorale. “Poi perché ci si riconosce parte di una comunità all’interno della quale vi sono sensibilità diverse, diverse intensità di impegno e nella quale, per chi crede, ci si riconosce come partecipi di un medesimo cammino di fede. Una fede magari adulta che sa scorgere l’essenziale dell’annuncio cristiano (il kerigma) senza avere paura dei dubbi. Una fede che accetta i paradossi, le contraddizioni e le tante pietre di inciampo che il credere comporta. Infine, perché da parte dei cattolici, quando riconoscono la politica come la più esigente forma di carità, è richiesto di mettere in campo quel “supplemento d’anima” (come capacità di coltivare la speranza nonostante tutti i fallimenti della storia) e quel senso di distacco (che non vuol dire indifferenza ma al contrario capacità di discernimento) che, di fronte al grande circo delle promesse elettorali fantasmagoriche, aiutano a smascherare le demagogie, i populismi, gli istinti egoistici che sono alla base di quelle promesse”.

Conosciamo bene i problemi delle nostre comunità- si legge ancora nella lettera-: il lavoro che manca, le diseguaglianze e le povertà che aumentano, l’immigrazione vista come minaccia piuttosto che come opportunità, il divario crescente con le zone più ricche del Paese, le imprese che faticano a crescere, lo sfilacciamento delle relazioni, etc.etc. In questi ultimi anni tanto è stato fatto, ma moltissimo ancora resta da fare. E’ illusorio pensare che i bisogni di chi cerca il lavoro, di chi lo ha perso, delle imprese che arrancano, delle famiglie che faticano a sostenere la crescita dei propri figli, possano essere soddisfatti in maniera efficace, dentro i confini nazionali e con una classe dirigente miope”.

La lunga lettera dell'Ufficio Pastorale, poi, continua con un insegnamento di papa Francesco. “Di fronte al rischio di un Paese chiuso, ripiegato su se stesso, prigioniero delle proprie paure, che è incapace di trattenere le intelligenze dei propri giovani, è grande la responsabilità che ci attende. Le disillusioni, la stanchezza, l’indifferenza, il “tanto sono tutti uguali” sono un lusso e per noi che ci diciamo cristiani anche un peccato. Papa Francesco ci sollecita ad abbandonare un cristianesimo benpensante e chiuso nelle sagrestie. Una Chiesa in uscita è una Chiesa non solo fisicamente vicina a tutte le periferie ma è anche una Chiesa spiritualmente libera nell’esercizio del discernimento. Ecco la nostra responsabilità: esercitare il necessario discernimento perché il cammino democratico del nostro Paese non abbia arresti o cadute”.

Non aiuta il discernimento chi strumentalizza alcune questioni complesse come per esempio l’immigrazione: è davvero paradossale come alla drastica riduzione del numero di immigrati corrisponda un aumento della percezione di insicurezza e di minaccia da parte dei cittadini.  Non aiuta il discernimento chi sotterrando la serietà e la verità, con i soliti colpi da teatro ammalia l’elettore con proposte irrealizzabili.  Non aiuta il discernimento chi fa dell’impegno politico un motivo di occupazione di spazi di potere e per questo è disposto ad indossare nuovi abiti senza porsi alcuna questione di coerenza. Chi preferisce attardarsi nella costruzione di piccoli accampamenti per preservare meglio la propria carriera piuttosto che le proprie idee. Chi si limita ad occupare una poltrona, senza mettere in moto da quella poltrona processi di cambiamento.  Non aiuta il discernimento chi promette sostegni che condannano i giovani a continuare ad “essere sdraiati” anziché essere generativi di desideri”.

Solo un desiderio forte- si legge ancora nella lettera- può infatti spingere a mettere a frutto il proprio talento, a facilitare la ripresa dello spirito auto imprenditoriale, a promuovere percorsi di liberazione da ogni sudditanza e assistenzialismo. Mai, forse, come oggi sono in gioco i valori fondamentali della nostra Costituzione. La democrazia rischia di essere ridotta ad un semplice click. L’ideologia dell’odio e i partiti che rischiano di trasformarsi in veri e propri “rami d’azienda”. Questi sono gli ostacoli con i quali fare i conti. Ostacoli che possono e devono essere superati “imparando di nuovo il coraggio di saltare”- conclude l'Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro.

Chi non ha mai desiderio di battersi per ciò che ma, ama solo a metà”. Emmanuel Mounier

Ilaria Bracciale

Redattrice

"La comunicazione avviene quando, oltre al messaggio, passa anche un supplemento d’anima."
(Henri Bergson)

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