Il primo problema sarebbe proprio da ricondurre ad una consistente riduzione del personale operativo, con più di trenta operatori in quarantena, a cui si aggiunge un'esponenziale crescita delle chiamate ricevute dal 118, circa mille al giorno, molte delle quali legate all'emergenza Covid. Maurizio Scardia, dirigente del 118, dichiara al Quotidiano che: "il 118 è al collasso, tra personale ridotto, code al Pronto Soccorso, chiamate in aumento, alcune delle quali vengono gestite o evase telefonicamente, ma tutte le altre, molte dovute a problemi legati al Covid, necessitano di un intervento concreto, e con pochi medici e infermieri è davvero difficile. L'unica cosa possibile è quella di essere accorti ed usare sempre i dovuti dispositivi di protezione individuale, per fare in modo di ammalarsi quanto meno possibile e ridurre al minimo eventuali contagi. Stiamo rinunciando a ferie o turni di riposo per essere quanto più presenti, ma a questi ritmi non si potrà lavorare a lungo".
Uno scenario grave e drammatico per certi versi, se si pensa anche ai tanti episodi che stanno accadendo, oltre che in tutta Italia, anche nella Asl leccese dove ad esempio una donna incinta è rimasta per ore in coda in ambulanza rischiando di partorire in barella, o un uomo positivo al Covid accompagnato prima presso l'ospedale di Gallipoli e poi a Lecce, ha dovuto ritornare a casa per mancanza di posti letto. Un sovraccarico di lavoro, insomma, da parte degli operatori, che rischierebbe di provocare sbagli ed errori magari irreparabili e assolutamente da evitare, magari ampliando il personale sanitario qualificato che svolgerebbe una funzione di grande supporto in un momento di grande emergenza come questo.