Piena di ostacoli, di dubbi ed incertezze. Ad alto rischio, confusa e fragile. Così si presenta la realtà di questi ultimi giorni, in cui l'incubo Covid, sebbene all'apparenza molto meno aggressivo e fatale,
è ripiombato ancora più spietato e veloce di prima. Una situazione drammatica, si può dire, in cui oltre alla malattia, psicosi e allarmismo sembrano essere arrivati all'ennesima potenza. Lo dimostrano anche le lunghissime code fuori dalle farmacie o dai laboratori analisi, in cui, paradossalmente, la corsa disperata al tampone sembra prevalere anche sulla paura di assembrarsi stando a strettissimo contatto con una moltitudine di persone. Tutti accomunati dallo stesso obiettivo: sapere quanto prima se si è positivi al virus.
E se dovessimo pensare all'hastag del momento, questo sarebbe proprio #positivo. Non c'è niente, infatti, ad oggi, che faccia più paura di questa parola, diventata ormai un'etichetta da affibbiare, una preoccupazione costante che genera terrore, ansia, panico.
Sentimenti che di certo non giovano al clima del paese, che stando al report di ieri, conta più di trecento contagiati.
Il virus, da quello che ci dicono o che vediamo, è mutato, e, a parte ovviamente casi specifici, sarebbe diventato molto meno letale, avvicinandosi molto di più ad una severa patologia da raffreddamento, simile alle influenze stagionali, di cui ne condivide il metodo di trasmissione: contatto, goccioline nasali o contatto con oggetti e materiale utilizzato dalla persona infetta. Resta il fatto, però, che il coronavirus SARS-CoV-2 avrebbe appunto una maggiore velocità di trasmissione, un più elevato tasso di contagio e una più alta percentuali di casi 'gravi'.
E oltre alle tante difficoltà riscontrate dalle famiglie, dai medici curanti, o dalle Asl del territorio che dichiarano di essere letteralmente in tilt, anche il mondo della scuola si trova a dover prendere decisioni difficili, in primis sulla possibile data di rientro dalle vacanze, prima fissata a lunedì 10 gennaio.
Molti i Sindaci, infatti, che optano per rimandare l'apertura delle scuole o che scelgono di ricominciare con la didattica a distanza. Tra questi, anche in Sindaco di Copertino, Sandrina Schito, preoccupata per gli oltre mille casi di positività al virus, numero destinato sicuramente a crescere anche a causa di alcune lacune nel sistema di tracciamento di tutti i casi, o il Sindaco di Otranto, Pierpaolo Cariddi, che parla della scuola come di "un possibile grande focolaio". Un rischio troppo grosso da evitare, insomma, che al momento sembra essere il pensiero condiviso dai più, anche dal Sindaco di Surbo Ronny Trio, dove si registrano circa 626 contagi, e che, come si legge su Quotidiano, sta valutando l'ipotesi di chiudere gli istituti scolastici una volta che avrà risposte e valutazioni più sicure e definitive. Sospesi anche i servizi di mensa scolastica e trasporto, almeno fino al 15 gennaio. Più di cento, in sostanza, i Presidi che hanno aderito alla petizione indirizzata al premier Mario Draghi chiedendo di posticipare il rientro in classe, perché, spiegano "non riusciamo a garantire sicurezza".
L'Assessore regionale Sebastiano Leo interviene però facendo chiarezza in merito, sottolineando il fatto che essendo ancora in zona bianca non ci sarebbero i presupposti per tenere chiuse le scuole e l'approvazione di eventuali ordinanze. Si rimanda quindi ogni decisione, in attesa di nuovi risultati più stabili e maggiori certezze dagli organi competenti.
Intanto si procede con il piano di riordino ospedaliero per contrastare l'emergenza sanitaria e l'ampliamento di 16 posti letto nel reparto di Rianimazione dell'Ospedale "Vito Fazzi" di Lecce, 16 posti in terapia intensiva respiratoria, 54 in pneumologia e 34 nel reparto di malattie infettive. Anche il Pronto Soccorso si è adeguato alla nuova situazione, indirizzando i casi Covid al Fazzi e le altre urgenze al Dea. Un piano ospedaliero e nuove misure organizzative che pian piano interesseranno anche tutti gli altri nosocomi locali impegnati a fronteggiare una nuova ed allarmante ondata.