Seccia scrive anche al sindaco di Squinzano: «dialogo e solidarietà al primo posto»

È passata quasi una settimana dalle elezioni amministrative che si sono tenute il 10 giugno scorso, in alcuni comuni della Diocesi di Lecce, come Torchiarolo, San Pietro V.co, Vernole e Squinzano.

Comune, quest'ultimo, che ha visto trionfare, e diventare primo cittadino per la terza volta, Gianni Marra, candidatosi con la lista 'Gianni Marra per Squinzano' e che è riuscito a prevalere sul sindaco uscente, Mino Miccoli, per 157 voti. E non si fa attendere, a pochi giorni dall'elezione dei nuovi sindaci e dei consigli comunali, la lettera dell'Arcivescovo Michele Seccia, con la quale lo stesso ha voluto augurare buon lavoro ai nuovi eletti. 

Carissimo Signor Sindaco, mi permetto di scriverLe per complimentarmi per il risultato ottenuto nell’ultima tornata elettorale per le Amministrative nel suo Comune”- comincia così il messaggio di Seccia. “La volontà del popolo è il sale della democrazia e se la sua gente L’ha scelta come guida civica per i prossimi cinque anni vorrà dire che ha intravisto in Lei, una persona degna e capace di assumersi le responsabilità che L’attendono. Ma insieme al riconoscimento e alla fiducia che spettano ad ogni leader, i Suoi concittadini Le hanno affidato anche innumerevoli attese e grandi speranze. E questo sarà probabilmente per Lei l’impegno più duro e più faticoso da mantenere. Per questi motivi, Le auguro di cuore di testimoniare alla Sua gente di essere “primo cittadino” non perché in testa ad una graduatoria di merito, ma perché sarà in grado di essere di esempio per tutti – primus inter pares - nell’esprimere col suo servizio i valori della legalità, del dialogo, dell’accoglienza, della solidarietà.

Con le parole di Papa Francesco- continua l'Arcivescovo- che lo scorso 30 settembre ha incontrato una delegazione dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), auspico per Lei e per tutti i suoi colleghi eletti di poter costruireuna città che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico. Non sopporta nemmeno i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il ‘noi’ si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi. “Un sindaco - ha detto ancora Francesco - deve avere la virtù della prudenza per governare, ma anche la virtù del coraggio per andare avanti e la virtù della tenerezza per avvicinarsi ai più deboli”. “Per questo Le auguro di poter godere sempre del sostegno, dell’incoraggiamento e della collaborazione della comunità per la quale spenderà gran parte del Suo tempo e le Sue preziose competenze. La vicinanza e la familiarità con ogni Suo concittadino Le consentiranno di non sentirsi mai solo “nell’avventura dell’amministrare” nemmeno quando dovrà prendere decisioni difficili e impopolari: la condivisione dei problemi Le consentirà di fare sempre scelte giuste e sostenibili”.

Non bisogna - concludeva Papa Francesco incontrando i Suoi colleghi - alzare ulteriormente la torre, ma (occorre) allargare la piazza, fare spazio, dare a ciascuno la possibilità di realizzare sé stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri”. Anzi consigliava ai sindaci di “frequentare le periferie, quelle urbane, quelle sociali e quelle esistenziali. Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola, ci fa capire quali sono i bisogni più veri e mette a nudo le soluzioni solo apparenti”.

La lettera dell'Arcivescovo si chiude poi con un’ultima raccomandazione. “Poiché il bene comune, cioè il benessere di tutte le persone che vivono nel Suo comune, è un obiettivo che si può perseguire e raggiungere soltanto in un clima di unità d’intenti e di concordia sociale, avverto come Pastore l’esigenza di ribadirLe la fondamentale funzione sociale che ricoprono nei nostri territori le comunità parrocchiali e tutte le realtà associative che ruotano intorno ad esse. Dio benedica Lei con il suo nuovo servizio, la sua famiglia che, forse, dovrà un po’ privarsi della sua presenza e, soprattutto, tutta la comunità cittadina che si è affidata a Lei e che non merita delusioni e tradimenti. Per quanto Le potrà essere necessario ed utile sappia che anche dal vescovo troverà sempre la porta aperta. Buon lavoro”.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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