Di seguito, una lettera del dott. Salvatore Sisinni, in merito alla questione vaccinazioni nelle farmacie.
"È proprio vero: in tempo di pandemia da Covid sta succedendo di tutto, perfino l’impossibile e, in questo caso – almeno per me, medico vecchio stampo – l’illegale. Così ho pensato dopo aver letto sui giornali la notizia, secondo la quale, per accelerare il ritmo della campagna vaccinale in atto, fatta di distrazioni e colpevoli ritardi ma anche di lodevole abnegazione e spirito di sacrificio degli operatori sanitari – mi riferisco a quelli che combattono in prima linea il virus e non certo a quelli, anche se più famosi, che passano la giornata non in camice bianco nelle corsie dei loro ospedali ma nei comodi salotti televisivi -.
Si sono autorizzati a somministrare i vaccini anche i farmacisti. Ripeto, non credo sia legale – e mi piacerebbe, a tale riguardo, conoscere il pensiero dell’Ordine dei Medici, al quale io appartengo -. La vaccinazione è un atto medico, non la semplice inoculazione di un siero contenuto in una fiala monodose o prelevato da un flacone multidose da diluire con una certa quantità di soluzione fisiologica. Pur apprezzando la disponibilità dei farmacisti a collaborare con le Istituzioni, in questo periodo di emergenza sanitaria, se la sentono di far fronte ad una eventuale possibile, più che probabile, reazione allergica, quale – la più grave – lo shock
anafilattico, che può portare a morte in pochissimo tempo? Si dà il caso, poi, che questo vaccino è particolare – se così posso dire -, diverso da quello che siamo abituati a fare ogni anno prima dell’inizio dell’inverno, contro il virus dell’influenza.
Esso, infatti, non è ancora in vendita nelle farmacie e, soprattutto, va somministrato dopo aver acquisito il famoso “consenso informato”, che non è un semplice atto burocratico, ma richiede la conoscenza di malattie e di eventuali effetti collaterali sulle quali solo il medico può intervenire. E poi che senso ha quel quarto d’ora di attesa del soggetto che sia stato vaccinato in una sala attigua a quella dove è stata eseguita l’operazione? Vuol dire che il medico, presente nella sala dove si inocula il vaccino, deve intervenire immediatamente per le cure del caso, eventualmente fosse necessario.
Per finire, si potrebbe anche somministrare il vaccino nelle farmacie, che aderiscono all’iniziativa, ma a patto che ci sia presente un medico – che sia quello di base o altro incaricato dalla Asl dalla quale dipende la farmacia. Queste precauzioni saranno prese? E ancora, quante farmacie possono disporre all’interno di una saletta dove far soggiornare per un quarto d’ora l’individuo dopo la vaccinazione? A meno che non si voglia farlo aspettare sul marciapiede, fuori della farmacia, in piedi, sotto il sole o sotto la pioggia. Ormai, come scrivevo all’inizio, tutto è possibile, anche l’impossibile o l’illegale nel nostro Belpaese".