I campanili hanno rappresentato, sin dalla loro nascita, un punto di riferimento identitario e valoriale per le comunità e quasi sempre hanno alimentato fantasie tra i cittadini che spesso hanno dato vita a vere e proprie leggende,
tramandate da generazione in generazione. Molte di esse, come quella che racconta “dei ladroni” che avrebbero finanziato la costruzione del nostro campanile, sono destinate a restare tali perché sarà molto difficile, se non impossibile, scoprire la fondatezza del racconto o, quantomeno, capire se il punto di partenza possa essere riferito a fatti realmente accaduti. Ma di questa storiella legata alla nostra tradizione popolare parleremo la prossima settimana quando completeremo, con la seconda parte, la nostra breve storia del campanile di Squinzano.
Ma la nostra torre campanaria non ha soltanto la sua bella leggenda tramandata dai posteri, ha anche una bellissima storia che va raccontata ed in gran parte anche ulteriormente studiata e decifrata. Una storia affascinante che presenta anche qualche discordanza di vedute tra gli appassionati di storia locale.
Vediamone qualcuna: la data di costruzione ed il nome del suo costruttore.
Agostino Papa nel suo libro “Squinzano come la vedo” , scrive, nel 1960, che il campanile “s’innalza per oltre 50 metri” e che fu costruito “con l’opera del concittadino architetto Saverio Tommasi, nel 1620". Nel testo “Squinzano – Emergenze storico – artistiche” edito dalla Regione Puglia nel 2005 si dice che “il campanile fu costruito dall’architetto squinzanese Saverio Tommasi che lo terminò nel 1668, data incisa (MDCLXVIII) insieme al nome del costruttore”. Primaldo Coco, il primo vero storico che si è interessato della storia di Squinzano nel suo “Cenni storici di Squinzano” del 1922 scriveva che il nome del costruttore, “Antonio Tommasi” e non Saverio Tommasi “è inciso a grandi caratteri nel terzo piano sottostante il ballatoio insieme alla data di ultimazione dei lavori” che per lui è il 1658 così come lo è anche per Italo Passante che nella guida curata nel 1997 da Roberto Schipa così lo descrive: “maestoso campanile, opera di sobrio ed elegante barocco dell’artista concittadino Antonio Tommasi, portato a termine nel 1658”.
Con l’attribuzione della costruzione ad opera di Antonio Tommasi concordano Donato Stefanizzi in “Chiesa e Società a Squinzano in antico regime” dato alle stampe nel mese di dicembre del 1998 e Nicola Pagano nel suo libro “Squinzano – Schinzano?” del marzo del 2001. Don Antonio Caricato nella sua “San Nicola Squinzano - Guida illustrata della Chiesa Matrice” dato alle stampe dall’Editrice Salentina nel 1969, attribuisce invece l’opera a Saverio Tommasi e non ad Antonio Tommasi.
Giusto per chiarire ogni aspetto, lasciando a chi legge la sua personale interpretazione, siamo andati a guardare il campanile. Il nome inciso sul terzo piano, sotto la scritta REX VENIT IN PACEM è ANT:O TOMMASI e quindi non Saverio, da precisare che una lesione tra la lettera O e la lettera M del cognome non permette una lettura inconfutabile, pertanto il cognome potrebbe essere anche Tomasi con una sola M. La data incisa è D MCDLXVIII, quindi 1668. Inoltre c’è da dire che tale incisione recante il nome del presunto costruttore è scritta con caratteri approssimativi ed incerti con lettere come la N scritta al contrario e la A senza la stanghetta centrale. Fabrizio Toraldo nel suo libro “Storia di Squinzano – Dai Siculi al Principe” del 2019 propende per un’ipotesi da non sottovalutare. E cioè che ad incidere quelle lettere sia stato un maldestro operaio durante una delle fasi dei vari restauri che abbia voluto lasciare ai posteri il suo nome anche perché, sottolinea il Toraldo, tutte le incisioni, tranne questa, sono scritte in modo elegante e consono ad un’opera di tale importanza e poi perché un architetto o costruttore di nome Antonio o Saverio Tommasi non lo troviamo in nessuna fonte scritta.
Ma veniamo ad un altro aspetto molto controverso che riguarda il nostro campanile: la sua altezza.
Nel libro “Squinzano – Lineamenti storici” realizzato dall’Associazione Artistico Culturale E. e G. Abbate, dato alle stampe nel 1983 dalla Editrice Salentina, è riportato che il campanile è alto metri 32 e che è stato completato nel 1658.
Da un rilievo dell’ing. D’Atri, datato 13 agosto 1870, il campanile, dotato ancora da cupolino (non più esistente), risulta alto metri 36,15. Nel suddetto rilievo è anche detto che il campanile era accessibile in quell’anno sino alla volticina superiore, ove al suo centro risultava costruito un pilastrino.
Da un rilievo di poco tempo fa, eseguito dall’ing. squinzanese Alberto Perrotta l’altezza del campanile risulta di metri 38,70 da terra fino al limite superiore del concio lapideo su cui è ancorata la banderuola di San Nicola realizzata in rame, negli anni novanta, dal nostro concittadino Antonio Elia.
Alla luce di quanto detto appare inevitabile ed utile avviare una ricerca storica critica, cercando di collegare con successione cronologica i fatti accaduti e attestati da certificazioni credibili per far piena luce su qualche aspetto rilevante che riguarda il monumento storico più importante che ci è stato tramandato dai posteri. Magari considerando nuove evidenze e analizzandole, insieme a quelle già in nostro possesso, con un approccio più critico e libero da possibili condizionamenti. Non è mai troppo tardi.
La prossima settimana racconteremo, nella seconda parte di questa affascinante storia, la leggenda “dei ladroni” e metteremo in luce aspetti storici ed artistici che riguardano il nostro campanile, opera di grande pregio architettonico e immenso valore culturale e religioso oltreché sociale ed umano.