Lettera del dott. Salvatore Sisinni. I disegni nella foto sono a cura di Enzo Bacca.
"Si avvicina il 25 aprile, una data storica per il nostro Paese: ricorda la liberazione dal nazifascismo. Quel che dispiace è che anche quest’anno, a causa della pandemia da Covid-19 e varianti, non potrà essere celebrata con il risalto che meriterebbe. Per risalto non intendo riferirmi alla parata militare per le più importanti vie della Capitale, oggetto di lunghe riprese televisive, trasmesse in diretta. E neanche alla sospensione di ogni attività lavorativa, sancita per legge, per il 25 aprile.
Le Forze armate sono necessarie, anche indispensabili per mantenere l’ordine pubblico, assicurare la sicurezza delle case, la libera circolazione dei cittadini, togliendo loro la paura di essere scippati, rapinati o, se donne, di essere stuprate. Invece, ostentare la forza militare con la sfilata di carri armati, ufficiali in grande uniforme con spade luccicanti, anche se non sguainate al fianco e con una serie di medaglie sul petto non è, al mio modesto parere, molto educativo. Non vorrei essere frainteso, non voglio dire che le persone che le esibiscano non ne siano degne o non le abbiano meritate, ma che una Nazione non dovrebbe avere bisogno di eroi. La pace non dovrebbe essere mai messa in discussione, violata o proprio negata, come, purtroppo, avviene in tanti angoli del nostro Pianeta. È pur vero che dalla Seconda Guerra Mondiale, sono passati quasi ottant’anni ma non sono stati di pace. La pace armata non è pace! Tanti focolai di guerra ci sono stati e ci sono ancora in Paesi poco o molto distanti dal nostro. Il terrorismo è una sorta di guerra permanente, strisciante; è una minaccia mai cessata.
Tornando al nostro 25 aprile, anche quest’anno, essendo le scuole chiuse o funzionanti a metà, cioè con la didattica a distanza, gli studenti non avranno l’occasione di parlare vis-à-vis, cioè faccia a faccia, in presenza, con i loro docenti, di approfondire il tema, di apprendere e spiegare che cosa fu la guerra partigiana, quella guerra parallela che nacque e si protrasse per oltre due anni, dopo che fu proclamato l’armistizio l’8 settembre del 1943 e che portò alla disastro guerra civile cioè fra italiani, con perdite in termini di vite umane notevoli da una parte e dall’altra. Quel 25 aprile chiuse con tanto spargimento di sangue l’era fascista e determinò la nascita della nostra Repubblica, cioè della democrazia che si sarebbe strutturata, un anno dopo, sui principi della Costituzione repubblicana, che, oltre a stabilire le norme per l’organizzazione dello Stato, sancisce i diritti inalienabili di libertà dei cittadini, garantisce la libertà di stampa, di riunione e di associazione, tutela la libertà religiosa; rifiuta la guerra come mezzo di offesa, invoca la diplomazia per dirimere eventuali controversi tra i popoli ed esalta la pace nonché la cooperazione e la solidarietà tra le genti di ogni razza e di ogni colore. Tali principi fondativi basilari, della Carta, anche se nel tempo sono suscettibili di qualche piccola modifica, furono definiti da padre Giuseppe Dossetti: 'civilmente vitali e spiritualmente inderogabili'. I giovani e anche i meno giovani dovrebbero esserne convinti".