Il consumo frequente di peperoncino riduce il rischio di morte per cause cardiovascolari. I dati di uno studio sostenuto anche da Fondazione Veronesi.
Aiuta a perdere peso (nell'ambito di una dieta dimagrante). E, forse anche per questo, è un fido alleato del nostro cuore. Oltre a essere ritenuto da molti un piacere per il palato, il peperoncino può essere considerato una valida opportunità per proteggere la salute cardiovascolare. L'evidenza, già emersa da due studi condotti in Cina e negli Stati Uniti, trova adesso conferma in una ricerca italiana. Anche in uno schema alimentare di tipo mediterraneo, dunque, il peperoncino sembra svolgere un importante ruolo preventivo. Con buona pace di chi, a tavola, ama dare spazio al piccante.
Il lavoro, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, è stato condotto come seguito del più ampio studio osservazionale Moli-Sani. A coordinarlo Licia Iacoviello (a capo del dipartimento di 4 |epidemiologia e prevenzione dell'Irccs Neuromed di Pozzilli) con l'ausilio, tra gli altri, di Maria Benedetta Donati (vicepresidente del comitato scientifico di Fondazione Umberto Veronesi) e di due ex borsiste di Fondazione Umberto Veronesi (Maria Laura Bonaccio e Simona Costanzo). Al loro fianco, a fare luce sulle proprietà del peperoncino, anche i ricercatori del dipartimento di oncologia e medicina molecolare dell’Istituto
Superiore di Sanità (tra cui Claudio Tabolacci, sostenuto da Fondazione anche nel 2020), dell’Università dell’Insubria di Varese e del Cardiocentro Mediterranea di Napoli. Monitorando per oltre otto anni lo stato di salute di quasi 23mila adulti arruolati nello studio Moli-Sani, gli autori sono giunti a dimostrare che, nelle persone che consumavano peperoncino quattro o più volte a settimana, il rischio di morire era più basso «In maniera particolarmente significativa a causa di un infarto e di un ictus cerebrale», precisa Bonaccio, prima firma della pubblicazione.