Ci lascia Carlo Rampino, un gentleman d'altri tempi: sorrideva dolcemente anche con la musica

di Loredana Ruffilli 27 Giugno 2023

L’ amico Carlo. Per ognuno di noi c’è un brano col quale saremo ricordati un giorno. La musica veste i nostri giorni, le note ritmano i passi.


Carlo Rampino viveva per la musica e l’ha donata a tutte le nostre vite.
Un gentleman d’altri tempi, con la dolcezza negli occhi e nella voce, ha rappresentato un pezzo della storia del nostro paese.
Fine conoscitore, fin da ragazzo ha manifestato la sua passione per la musica: erano gli anni migliori.
Quelli in cui i primi complessi musicali si affacciavano alla ribalta, esibendosi nei locali alla moda.
Con spirito intraprendente e testardo, macinavano chilometri per raggiungere i night o le feste più particolari e suonare. Perché questo era ciò che contava: suonare.
L’ animo del musicista viaggia con la melodia tra le dita, il ritmo nelle orecchie, la voce che segue le suggestioni. Carlo era interprete e anche raffinato compositore di pezzi.
Testimone di stagioni meravigliose del nostro territorio, sembra quasi di rivederlo, con gli amici di sempre, i ragazzi dallo swing facile, che hanno accompagnato i cheek to cheek di tante notti d’estate.
Negli anni 60, con Adriano Pappalardo, Roberto e Franco Polo, Albertino D’Anna, avevano fondato il gruppo Geronimo e i ragazzi d’oro.
Si esibivano nei locali più belli del Salento come il mitico Club Azzurro di Porto Cesareo.
Poi il gruppo ebbe un’altra connotazione con l’arrivo dell’amico musicista anche lui, Gino Marzo, tornato da un lungo periodo all’estero.
Roberto Polo intanto aveva lasciato ed erano invece entrati nel gruppo Antonio Licci al basso e Francesco Isceri alla batteria, mentre Carlo Rampino era sempre alla chitarra.
Arrivarono gli anni 70, durante i quali Squinzano vide una vera rivoluzione musicale in chiesa,con le messe beat, molti giovani imparavano da Carlo e provavano ad esibirsi.
Con il Circolo Cittadino squinzanese si organizzavano i famosi veglioni di san Silvestro e di Carnevale, ed il presidente Enzo Biscozzi desiderando una vera “orchestra”, scelse Carlo, che con la sua classe inconfondibile divenne la colonna sonora di serate uniche.
Fu protagonista anche di alcune edizioni del Festival della Canzone Squinzanese, nell’amato e mai dimenticato Cinema Vallone; lo ricordiamo come esecutore di brani per accompagnare i cantanti, sempre accanto all’amico Gino Marzo.
In un Festival di qualche decennio di anni fa, organizzato da Pino Lagalle, propose un brano inedito interpretato da Tonino Paticchio, testo di Angelo Cappello: “Il mondo in una mano”, degno della vena struggente di Paolo Conte.

Amico affabile, disponibile e paziente, si era specializzato nel suo studio di registrazione con tracce rivisitate ed elaborate, accoglieva gli amici di sempre come Dino Rampino e Gino Riezzo, e anche me: insieme abbiamo trascorso momenti di puro piacere musicale, registrando alcune tracce in cd, come fossimo veri interpreti.
Entrare nel suo studio era un’esperienza piena di sfaccettature: Carlo regalava repertori evergreen, realizzava sperimentazioni, capace di tecniche di grande suggestione, ed una conoscenza musicale immensa. A portare avanti la sua dolcezza e la sua musica i figli Linda e Rocco, noto produttore discografico internazionale, che si è avvicinato fin da ragazzo alla musica, sotto l’ influenza del padre.
È stato anche amato docente e figura scolastica di rilievo, e anche qui ha vissuto con pazienza ed amabilità, raccogliendo innumerevoli prove di gratitudine e stima da chi lo ha conosciuto.
A noi che lo abbiamo amato e apprezzato resterà la sua dolcezza, quella saudade brasiliana che declinava in bossa nova e beguine, i brani delle nostre estati più belle, i lidi, e quelle atmosfere della migliore gioventù.
Carlo nostro… ti accompagni sempre il nostro abbraccio e questo brano che mi hai insegnato, le cui parole ti dedico con affetto infinito. La nostalgia di te non passerà mai.

Chega de saudade.

Vai minha tristeza
E diz a ela que sem ela não pode ser Diz-lhe numa prece que ela regresse porque eu não posso mais sofrer Chega de saudade
A realidade é que sem ela não há paz Não há beleza, é só tristeza e melancolia
Que não sai de mim, não sai de mim, não sai

Basta Nostalgia

Tristezza mia vai
E dille che senza di lei non posso stare
Pregala di ritornare
Perchè non posso più sopportare
una tale nostalgia,
La verità è che senza di lei non ho pace.
Non ho niente di bello, c’è solo tristezza e malinconia che non mi abbandona, non mi abbandona.

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