Don Tonino Bello, un uomo fuori dal comune già "santo" per il popolo cattolico

di Lara Rizzato 26 Gennaio 2022

Il 25 novembre scorso la Congregazione per le Cause dei Santi ha riconosciuto la venerabilità di don Tonino Bello per le sue “virtù eroiche”, conferendogli il titolo di “Servo di Dio”

e individuandolo come confessore, ovvero come colui che ha testimoniato la sua fede in Dio durante la vita terrena. Questo è il primo passo verso la beatificazione e la canonizzazione, ma è un processo molto lungo: per la prima, occorre riconoscere il compimento di un miracolo dopo la morte, mentre, per la santificazione, almeno due. Ma il popolo dei cristiani cattolici lo considera già “Santo”, per la sua presa di posizione, per il suo prezioso aiuto verso il prossimo, per i suoi grandissimi gesti di umanità. “Chi lo ha conosciuto, sa che lui stesso è stato un miracolo e un segno mosso dallo Spirito Santo”- afferma G. Piccinni, presidente della fondazione a lui intitolata. Don Tonino Bello (1935-1993) è stato “un prete, un uomo e un vescovo fuori dal comune” - racconta il fratello Trifone, fedele compagno dei suoi viaggi e delle sue missioni di pace. Un uomo nelle “vene della storia”, che nonostante l’avanzare della malattia, nel 1992 ha intrapreso una marcia pacifica a Sarajevo, mentre l’intera Jugoslavia era devastata dai bombardamenti.

“Gran parte della sua vita, anche da vescovo, è stata rivolta ai giovani, con discorsi, interventi, prese di posizione per aiutare le nuove generazioni a vivere con coraggio e con audacia”- riferisce invece monsignor Angiuli. Quei giovani, da lui tanto amati, che nei suoi ultimi giorni di vita si adunavano sotto la sua finestra, per dargli conforto, per accompagnarlo nel suo ultimo viaggio. Una vita incentrata sull’umiltà e sulla semplicità, spesa ad aiutare il prossimo. Desiderava una Chiesa che condividesse le speranze e i problemi delle persone, una Chiesa libera, al servizio di tutti, una “Chiesa del grembiule” come ardiva definirla, utilizzando un termine preso in prestito dal Vangelo di San Giovanni. Una sua celebre frase recita "…non basta saper volare con Te, Signore tu mi hai dato il compito di abbracciare anche mio fratello e di aiutarlo a volare”. “Un vescovo nuovo, inedito, originale in mezzo alla mediocrità tanto diffusa”- afferma Monsignor Mincuzzi. Sorge, allora, spontanea una riflessione: non sarebbe sufficiente tutto ciò ad ufficializzarne la santità? “Se è necessario che per proclamarlo Santo dobbiamo andare in giro a cercare piccoli e grandi miracoli, o piccole e grandi guarigioni, allora vuol dire che abbiamo capito ben poco della sua santità”- ribadisce Piccinni.
Il Santo Padre ha riconosciuto nel Servo di Dio un testimone autentico del Vangelo, “additando la sua persona e il suo messaggio come una fonte preziosa per la missione della Chiesa agli uomini e alle donne del nostro tempo". Confidiamo fiduciosi in un riconoscimento ufficiale della sua santità, mentre migliaia di fedeli si recano silenziosamente sulla tomba del vescovo “figlio del Salento”.

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