Don Attilio e le nuove povertà: "chi è nel disagio può insegnarci ad aprire il cuore”

Lo squinzanese Don Attilio Mesagne, della solidarietà e della carità, ne ha sempre fatto i punti fondamentali della sua missione e del suo operato come sacerdote.

Direttore della Caritas di Lecce, è stato sempre vicino a chi, di motivi per essere sereno e spensierato, non ne ha poi così tanti, dovendo faticare non poco per mettere insieme il pranzo con la cena, o per condurre una vita dignitosa sotto diversi punti di vista. Ed è di qualche giorno fa, un suo lungo pensiero che parla de “Il nuovo volto della povertà”, nel quale Don Attilio afferma: “Fino a qualche decennio fa, quando si pensava ai poveri, si prendevano in considerazione persone in condizioni di estrema difficoltà economica: l'immaginario collettivo collegava la parola povero con una persona senza fissa dimora che chiedeva l'elemosina per strada. Nel tempo questa immagine stereotipata si è rivestita di nuovi connotati: il cambiamento del mercato del lavoro, con diffusione di contratti di lavoro atipico che tutelano poco i lavoratori, e la crisi economica in particolare, hanno lentamente eroso le certezze di tanti”.

Oggi- continua Don Attilio- il fenomeno della povertà è diventato multidimensionale, sfaccettato e dai confini non sempre ben definiti: povero è anche chi ha un lavoro, ma si è visto ridotto lo stipendio e non riesce a pagare il mutuo; poveri sono i divorziati che sopportano un vero e proprio collasso economico; povere sono le donne sole, con figli, penalizzate da sempre da un mercato del lavoro che le relega a mansioni sottopagate rispetto agli uomini; poveri sono gli anziani che in tanti si adattano con pensioni molto basse e, anche quando godono di pensioni decorose, rischiano di ritrovarsi in grosse difficoltà per aiutare i figli disoccupati; ed ancora poveri sono i giovani che, vivendo situazioni difficili in famiglia, abbandonano il percorso di studi, rinunciando a mettere le fondamenta per un futuro migliore”.

Il sacerdote di Squinzano, che descrive la triste situazione, emersa dalle ricerche dell'Istat e della Caritas Italiana, continua la sua lunga lettera, dichiarando che: “Le Caritas Diocesani sono concordi nell'affermare che l'approccio alle nuove povertà deve superare il mero assistenzialismo e rimettere al centro la persona con le risorse che la caratterizzano. Bisogna essere in grado di attivare processi di 'welfare responsabile' che coinvolgono dal basso le comunità civili ed ecclesiali e le imprese e, dall'alto, le Istituzioni, fornendo alle persone in condizioni di disagio strumenti capaci di stimolare le proprie potenzialità e di uscire dalla spirale della povertà”.

Don Attilio, infine, conclude: “C'è da dire, però, che sono proprio i poveri che ci fanno riflettere sul nostro egoismo e ci stimolano ad aprire il nostro 'cuore chiuso e ottuso' e a metterci in gioco per scoprire fino in fondo la nostra vera umanità. Sono loro che in realtà ci danno le indicazioni per proseguire nel giusto cammino: tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza e alla mitezza.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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