Si è tenuta questa mattina, 12 giugno, presso Palazzo BN a Lecce, la prima delle due conferenze stampa indette dalla società giallorossa per informare i giornalisti e i tifosi delle ultime novità in casa Lecce, a partire dal prossimo campionato di Serie B,
in procinto di cominciare tra poco più di due mesi.
Il primo a prendere la parola è il Presidente Saverio Sticchi Damiani, che ha parlato a 360° della società, della squadra e dei tifosi giallorossi.
“Quando finisce una stagione si fanno delle analisi nel modo più oggettivo possibile, che vanno spiegate alla stampa e ai tifosi, - ha esordito il Presidente Sticchi Damiani - se si resta in silenzio si fa parlare chi non ha contezza di niente e prendono piede interpretazioni sganciate dalla realtà dei fatti".
“Oggi devo raccontarvi tutto quello che è accaduto quest’anno”, ha continuato il Presidente giallorosso.
“In C e in B è stato fatto un lavoro egregio, la Serie A è stata un’occasione perduta dal punto di vista del patrimonio tecnico che avremmo potuto costruire e non abbiamo costruito. Il Lecce in Serie A può pure retrocedere all’ultima giornata, quello che non può accadere è che con un budget di 30 milioni non ci sia rimasto granché dal punto di vista del patrimonio tecnico. Abbiamo disperso il patrimonio, ad eccezione di Gabriel e Gallo. I big di questo campionato sono giocatori che c’erano già dalla B precedente. Il paracadute è un po’ fumo negli occhi: se non è accompagnato dal patrimonio tecnico, il solo paracadute, di sette milioni di euro, viene dimezzato se serve per pagare giocatori che ci siamo trascinati dalla A alla B che non sono funzionali al progetto ma che sono a libro paga”.
E su Pantaleo Corvino, il DS del Lecce, il Presidente ne tesse le lodi: “Pantaleo Corvino ha accettato al massimo la sfida del Lecce. Siamo una società che fa tutto con i giusti numeri, con sacrifici e con fantasia. La B di quest’anno è iniziata con dei mal di pancia di giocatori che volevano giocare in Serie A ed erano scontenti. Queste sono stagioni che se iniziano male non sai come va a finire. Io non mi scorderò mai che dopo aver perso in casa col Pisa, nella successiva partita in casa col Vicenza, avevamo Pettinari col mal di schiena”.
E a proposito di Pettinari, Sticchi Damiani conferma le voci che danno come imminente il suo addio ai colori giallorossi: “Verso settembre/ottobre gli abbiamo proposto un triennale a cifre importanti che non ha voluto accettare, chiedeva cifre che non sarebbe stato giusto riconoscergli rispetto ai numeri dello spogliatoio”.
Sulla mancata promozione, il Presidente del Lecce chiarisce che non ci è stato nessun sotterfugio: “L’anno scorso abbiamo proposto un progetto tecnico pluriennale di tre anni. Quando parlo di periodo triennale non vuol dire che fra tre anni andremo sicuramente in Serie A, come non vuol dire che non potevamo andarci già quest’anno. Già nel primo anno abbiamo sfiorato per ben due volte una promozione in A sfuggita sia nella stagione regolare sia ai Playoff. Dispiace perché c’erano le condizioni per andare su, ci siamo consumati per provare a raggiungere l’obiettivo. Abbiamo fissato un premio, il più alto da noi mai previsto e depositato in lega. Rispetto ai tanti complottisti che dicono che la società non voleva salire, una barzelletta che ricorre nei momenti di silenzio, dico che non c’è società al mondo che non vuole salire visto che la Serie A porta introiti per 50 milioni di euro. Negli ultimi mesi non abbiamo dormito la notte per sostenere i ragazzi e l’allenatore per raggiungere l’obiettivo. Abbiamo subito un danno per la mancata promozione che va dai 40 ai 50 milioni. Nella prossima stagione dobbiamo continuare a crescere come stiamo facendo. Quest’anno non c’è paracadute, dobbiamo lavorare con le risorse della società in un momento di crisi. Il livello di difficoltà è massimo e il margine d’errore è minimo. In questo momento stiamo chiedendo al nostro direttore di patrimonializzare il club, nonostante un budget contenuto. Solo chi non legge un giornale sportivo non si rende conto che c’è un ridimensionamento in tutta la Serie B”.
Sulla concessione dello stadio comunale alla società giallorossa, Saverio Sticchi Damiani, dichiara: “Abbiamo firmato la convenzione per la concessione del Via del Mare. Speriamo sia un’opportunità, si tratta di un modo per risolvere un problema. Il Via del Mare è uno stadio vecchio e i lavori di straordinaria amministrazione il Comune non poteva eseguirli perché non aveva risorse. Pur non spettando al Lecce in questi anni abbiamo speso tre milioni sullo stadio che spettavano all’amministrazione. Il giorno dopo la stipula della convenzione ci siamo impegnati a fare lavori per altri 2,9 milioni. Se dovesse rientrare il pubblico allo stadio potremmo provare a rientrare delle spese sia con gli eventi sportivi e sia con spettacoli e concerti. Ci siamo inventati il modello M908, la Lecce Program, abbiamo puntualmente ripianato le perdite con risorse personali. Lo abbiamo cercato di fare con buon senso ed equilibrio”.
Il mancato obiettivo della promozione ha portato al cambio di tecnico in casa giallorossa: “Abbiamo analizzato le ragioni degli obiettivi mancati e, al di là del singolo episodio, dato che un calcio di rigore segnato cambia la stagione, abbiamo pensato di poter fare una scelta differente per la guida tecnica. Rispetto al progetto triennale era opportuno cambiare. Cercare un capro espiatorio è una lettura semplicistica, si scelgono tante cose per crescere e, con l’ennesimo sacrificio economico, si fa una scelta dopo un’analisi oggettiva e tecnica. Nessuno gioca al gioco delle responsabilità. Vogliamo crescere e vincere e le scelte vanno fatte in questo senso. Anche sui giocatori andranno fatte queste valutazioni”.
La parola passa a Renè De Picciotto, consigliere di maggioranza, che ha subito esordito:
“Tre anni e mezzo fa Corrado Liguori mi portò a fare calcio a Lecce. Seguo pur non occupandomi della gestione, conoscevo il calcio avendo collaborato con Akragas e Bisceglie ma il mio spettro di conoscenza è cresciuto. Ringrazio Pantaleo Corvino che si è preso un rischio tornando a casa. Ringrazio anche Chiara Carrozzo, che ha lottato con i numeri della società, un po’ più rossi ma non neri. Il presente è duro tra Covid, mancanza di sponsor e ricavi. Lecce ha avuto una tradizione importante nel calcio, ottimi risultati per una città piccola con un numero importante di abbonamenti. Io sono arrivato qui quindici anni fa, negli ultimi anni sono residente in Italia al settanta percento e ho investito tanto in Puglia. Lecce è stata la città che, come Comune e gente, mi ha accolto meglio. Non sono un tifoso di livello 1 innamorato della maglia e basta. Io ho un sacco di cose nella mia vita, sono anche tifoso ma sono un tifoso ragionevole”.
“Sono contento – prosegue De Picciotto - di parlare al Palazzo BN, è un simbolo dell’attaccamento che ho per Lecce. L’impegno che possiamo dare deve essere ragionevole, non può essere illimitato. Alle nostre spalle non ci sono banche grosse. Negli ultimi tempi i debiti sono aumentati, bisogna essere più rigorosi. Ai rigori sbagliati sul campo dobbiamo rimediare con rigore societario e non abbiamo scelta se non vogliamo precipitare. La gente oggi non si può aspettare atteggiamenti del passato, dove si buttavano i milioni. I tempi sono cambiati. È più facile guadagnare un milione a New York che 100 lire in Puglia. Non vuol dire che non ci sono opportunità. Siamo stati fortunati in tre anni ad andare dalla C alla A. Nelle vittorie e nelle sconfitte non c’è mai un solo responsabile. Sono un socio leale, normalmente nelle mie società sono socio di maggioranza, ho circa 60 società, la maggior parte in utile, tranne il Lecce. Oggi siamo costretti a fare sforzi sui giovani, è stato fatto un bellissimo lavoro sul settore giovanile. Dobbiamo crescere i talenti. Io non ho tanto tempo ma non ho tanta fretta. Io sono di una cultura diversa rispetto agli altri soci. Non si può avere mancanza di pugno a livello di direzione, non può mancare la certificazione dei bilanci, non possono mancare delle procedure standard nelle società. Tutti dicono che il calcio è speciale e deve essere gestito in maniera speciale. Sono assolutamente contrario. Le regole di gestione sono identiche dappertutto, pensare che il cuore, la maglia e il sogno possano sostituire i conti non è così. Churchill diceva che gli italiani perdevano le guerre come una partita di calcio e perdevano le partite di calcio come una guerra. Non è un concetto sbagliato. Nell’ultima parte della stagione ci è mancata la grinta, gliel’ho detto anche a Corini prima di salutarlo. Nei paesi anglosassoni mai si sarebbero perse alcune partite per mancanza di grinta con quattro punti di vantaggio sulla terza. Io non ho bisogno di essere presente in città per fare le cose, ho investimenti dappertutto nel mondo e li gestisco anche a distanza. A Lecce ci vogliono una disciplina e una visione diversa a livello di organizzazione societaria. Dal primo momento ho sempre detto che bisogna essere più attenti sulla certificazione dei conti e le procedure. Avevo una piccola quota ed era solo un consiglio. Adesso ho una quota più grossa e i tempi sono difficili, ma l’esigenza è la stessa. Definiremo un modus operandi con il resto dei soci. Mi interessa che la società faccia una svolta a livello di governance. Il presidente ha fatto un lavoro fantastico, che va oltre quello del presidente. Bisogna aggiornare il modello calcio al modello economico odierno”.
Infine, è toccato al Direttore Sportivo del Lecce, Pantaleo Corvino, che ha subito esordito: “Quando arrivi a quattro giornate dalla fine e sei a cinque punti dalla terza in classifica e a sei dalla quarta, pensi che il lavoro societario pur tra tante difficoltà è stato fatto al massimo. Faccio questo lavoro da più di 40 anni, non ho mai dato tanto come ho dato in quest’anno. Eppure i nostri tifosi sono amareggiati, anche loro stavano toccando con mano qualcosa che nessuno li aveva promesso. Mi sono immedesimato in loro. È amareggiata la mia società, fra dare 8 milioni al responsabile dell’area tecnica per gestire la serie B e darne 50 in A cambia molto”.
“Quest’anno da parte mia c’è stato un grande sforzo per creare un’organizzazione migliore, scegliendo nuovi uomini, assieme a strutture che non c’erano. Venti anni fa ho lasciato una squadra con sette titolari che venivano dal settore giovanile, valorizzando giovani del territorio. Oggi sento che nel settore giovanile del Lecce ci sono troppi stranieri. La storia del Lecce dice che ci sono stati cicli a livello di settore giovanile, il ciclo Adamo, il ciclo di Carmelo Russo. Nessuno può cancellare il mio ciclo, ho sempre lavorato ovunque come responsabile del settore giovanile. Nei precedenti cicli il calcio era provinciale. Io mi sono trovato in un calcio globalizzato, dove il provincialismo non ci deve essere. Noi qui vogliamo riproporre un settore giovanile figlio dell’era che stiamo vivendo. Io guardo sempre in casa, poi guardo vicino e poi devo andare lontano, per trovare potenzialità che possono diventare qualità. Nel settore giovanile ho profuso sforzi importanti, per noi riveste un ruolo strategico. Dobbiamo tenere conto che quest’anno lo sforzo è stato immane. Non ci siamo solo preoccupati di guardare al risultato della prima squadra. Ci siamo preoccupati di presupposti importanti. Noi non ci alziamo presto la mattina per prenderci il caffè ma per farci venire delle idee. Noi possiamo crescere solo così, attraverso il lavoro e le idee”.
Pantaleo Corvino, continua poi: “Quando sono arrivato qui c’era un allenatore che è stato esonerato alla vigilia della partenza per il ritiro. Mi sono trovato a fare una scelta, cercando il miglior allenatore possibile sulla piazza. La scelta era caduta su una persona i cui trascorsi davano garanzie. Quest’anno avendo tempo ho scelto un allenatore assieme al quale abbiamo convenuto di fare un contratto di un anno, io ho voluto l’opzione per un altro anno”.
“Io qui a Lecce ho trovato giocatori di serie C e per mandarli via ho dovuto pagare l’intero ingaggio o metà ingaggio. Penso a Tsonev. Benzar è stato pagato due milioni di euro con 400 mila euro di ingaggio, e ho dovuto pagare 200 mila euro per convincere un club amico a prenderselo. Queste cifre sono entrate nel monte ingaggi di quest’anno, che oggi risulta fra i più alti della B. Per quanto riguarda il monte ingaggi quest’anno saremo ancor più rigorosi. Quando si fissa un obiettivo non si fissa un tempo, se si fa tutto bene si può raggiungere subito, altrimenti il ciclo si allunga. Noi ai nostri tifosi non promettiamo quello che non possiamo fare attraverso i fondi”.
Il Lecce sale in Primavera 1
E’, invece, notizia delle ultime ore la promozione storica della Primavera del Lecce, in Primavera 1: un gol segnato da Sergio Masellial al 33′ del primo tempo ha regalato alla formazione giallorossa la promozione. I giallorossi di mister Grieco hanno infatti sconfitto la Cremonese nella semifinale playoff e accedono così alla categoria superiore. Al triplice fischio finale dell’arbitro, festa grande in campo per calciatori, staff tecnico e il presidente Saverio Sticchi Damiani, quest’ultimo accorso appena in tempo dalla conferenza stampa tenuta al palazzo BN di Lecce.