A conclusione dell’anno scolastico, è interessante e utile conoscere la straordinaria esperienza della didattica a distanza e dell’attività riorganizzativa della Comunità scolastica vissuta in una scuola del capoluogo salentino a causa della pandemia.
Ne parliamo quindi con la professoressa Maria Rosaria Manca, dirigente della scuola secondaria di primo grado ad indirizzo musicale “Ascanio Grandi” di Lecce che ringraziamo e alla quale auguriamo proficuo lavoro.
Preside, come la sua scuola ha affrontato la didattica a distanza in piena pandemia?
"Superato l’iniziale momento di smarrimento, i docenti si sono adoperati per attivare modalità di didattica a distanza per quanto più possibile efficaci. Dapprima con l’utilizzo del registro elettronico nella funzione “condivisione dei materiali” e poi con la piattaforma “Collabora” che, pur partendo nell’incertezza, ha via via arricchito di funzioni sempre più dinamiche l’utilizzo. La modalità “Asincrona” ha caratterizzato la prima parte della didattica a distanza, in seguito, abbandonata la speranza di ritornare in presenza, si è reso necessario il passaggio a una piattaforma che consentisse anche la formula dei video incontri, così nel mese di aprile la scuola ha effettuato la registrazione a “G Suite for education” attivando una modalità più rispondente ai bisogni delle famiglie e dei ragazzi. In questo lungo periodo di misure restrittive, la scuola è rimasta al fianco dei ragazzi, favorendo incontri anche al di là del tempo scuola, sostenendoli e aiutandoli a superare le paure dettate dalla particolarità del momento attraverso la realizzazione di lavori specifici che i ragazzo hanno realizzato arricchendo la repository predisposta sul sito della scuola nello spazio dedicato alla “scuola in tempo di pandemia”.
Qual è stato il contributo della famiglia nella didattica a distanza?
"Sicuramente determinante! Non possiamo dimenticare che molti genitori hanno dovuto optare per lo smartworking, condividendo con i propri figli, spazi, tempi e device. Ciò ha messo a dura prova gli equilibri, ma soprattutto ha evidenziato che, in famiglie provviste di device, si palesava paradossalmente la carenza di strumenti necessari per permettere ai ragazzi il lavoro a distanza e la partecipazione quotidiana alle video lezioni. I genitori hanno supportato i figli, a volte sostituendosi nello svolgimento dei compiti, ma sicuramente hanno potuto verificare la fatica e la complessità del lavoro del docente. Posso affermare con convinzione che la DAD ha permesso a molti genitori di rivalutare il lavoro e la funzione educativa, ma soprattutto sociale, della scuola".
Come hanno vissuto i docenti la didattica a distanza?
"I docenti, al pari dei ragazzi, sono coloro che più di ogni altro hanno pagato il prezzo più alto in termini di impegno per offrire un servizio adeguato e rispondente ai bisogni. Pur con qualche criticità, i docenti hanno risposto prontamente, mettendosi in gioco, ma soprattutto formandosi attraverso un corso specifico predisposto per offrire una preparazione adeguata all’utilizzo della piattaforma G-suite. Il lavoro è stato faticoso, inutile nasconderlo, ma nello stesso tempo l’utilizzo della modalità del blended learning, ha aperto nuovi scenari da cui la scuola non può prescindere in futuro".
Quali difficoltà sono state incontrate?
"Sicuramente quelle legate alla connessione! Nonostante gli sforzi fatti non tutte le zone della città e dei paesi da cui provengono i ragazzi, sono servite dalla fibra o da ripetitori capaci di connessioni solide. La mancanza di computer per molti ragazzi, ha ritardato il percorso di apprendimento a distanza. La scuola ha acquistato ben 32 pc dati in comodato d’uso a cui si aggiungono tre pc concessi dall’ufficio scuola del Comune di Lecce in comodato d’uso e ben sette tablet donati alla scuola dalla Fondazione Casa della Carità. In totale abbiamo distribuito 42 device a cui si sono aggiunti circa dieci Ipad in dotazione alla scuola che hanno sopperito nell’ultimo mese alle necessità dei ragazzi con problemi di connessione per via del numero di familiari costretti allo smartworking o di altri fratelli e sorelle impegnati nella DAD. Al netto delle difficoltà oggettive legate all’utilizzo degli strumenti e alla connessione, rimane l’unica vera criticità della DAD ossia l’assenza del lavoro d’aula, che nessuna tecnologia, anche la più innovativa, può sostituire. E’ mancata la quotidianità, le relazioni umane, lo stare insieme e sentirsi gruppo classe, gli ambienti, i suoni, i colori delle giornate scolastiche. Tutto ciò è stato avvertito dai ragazzi, dalle famiglie, ma soprattutto dai docenti che hanno cercato di riempire le giornate dei ragazzi con interventi, attività, proposte per far sentire la scuola vicina anche in un momento difficile".
Quali prospettive per il futuro della scuola?
"Intanto l’incertezza legata alla ripresa di settembre. Ci saranno da ridisegnare nuovi scenari in cui la normalità sarà un concetto relativo. La scuola si colloca di fronte ad un futuro che non nasconde più la sua incertezza ed è chiamata a trovare essa stessa gli strumenti per governarla. Resta fermo il bisogno di ripartire dalla centralità dell’alunno, in ogni senso. Ripensare alla didattica dopo questo momento di distanziamento sociale, recuperando il modello di blended learning anche come integrazione al lavoro d’aula. Innovazione nell’apprendimento e nell’insegnamento. La scuola ha bisogno di allontanarsi dai vecchi modelli di riferimento per aprirsi a nuove prospettive più rispondenti alle necessità e alle attese di una società molto in avanti rispetto alla proposta educativa. Dal lookdown abbiamo appreso la necessità di liberare l’insegnamento dagli schemi tradizionali della lezione frontale. Paradossalmente questo momento è stato utile per fare il punto su ciò di cui la scuola ha bisogno".
Lei, personalmente, come ha vissuto questo periodo?
"Intensamente! Sentendo quotidianamente il peso della organizzazione a distanza, di tutto il lavoro della scuola e con il pensiero rivolto sempre ai ragazzi, alle loro giornate diversamente scolastiche, soprattutto a quei ragazzi “speciali” di cui ho cercato di interpretare i sentimenti, le paure, lo smarrimento. Ho cercato di essere accanto a tutti per quanto ho potuto, sostenendo e incoraggiando il lavoro dei docenti, ascoltando in un continuum le richieste delle famiglie, i loro timori e le loro ansie, ho lavorato accanto ai miei collaboratori e al direttore dei servizi generali e amministrativi per garantire a tutti i ragazzi che ne hanno fatto richiesta di seguire il lavoro della DAD al meglio. Ad anno scolastico concluso e ripensando a questi mesi, sento ancora il peso di quei giorni lunghi e faticosi che hanno privato la scuola del bene più grande: gli alunni, ma sento anche il bisogno di ringraziare tutti i docenti per l’infaticabile impegno, al di là di ogni aspettativa. E’ grazie a ciascuno di essi se la scuola ancora può continuare ad essere credibile. In questi mesi abbiamo comunicato per slogan: “io resto a casa”, “andrà tutto bene” e quant’altro. Noi ne abbiamo scelto uno che meglio ci rappresenta “Restiamo Scuola” ne abbiamo bisogno, ne ha bisogno la società!".