La squadra ha avuto l'atteggiamento giusto: al bando barcellonisti e i filosofi calcioestetici. Nelle ultime 7 partite in 36 giorni contano solo i punti, ogni partita è davvero una battaglia.
Battere il Frosinone rilanciato non era davvero facile, il Lecce è riuscito a farlo ritrovando, grazie anche alla sosta, i veri segreti del calcio di sempre, al di là delle mode: freschezza, concentrazione, grinta, voglia di farcela, oltre a Di Mariano (quanto è mancato!) che dà profondità e spinta ed è un porto sicuro in cui ormeggiare la palla quando sei in difficoltà.
I giallorossi hanno interpretato la partita in maniera giusta. Per oltre un'ora i ciociari hanno giocato senza una vera punta ma con davanti tre giocatori molto tecnici, occorreva non sbilanciarsi per non dare loro spazio e attaccare con criterio aspettando il momento giusto, che puntualmente è arrivato due volte: la prima Di Mariano ha tirato sul portiere, la seconda, alla fine del primo tempo, Coda ha segnato con un perfetto colpo di testa su grande cross di Di Mariano.
Nel secondo tempo il Lecce manca clamorosamente il raddoppio almeno due volte, si teme la legge non scritta del calcio, si subisce il forcing finale del Frosinone. Alla fine però si vince senza subire una vera e propria occasione da gol avversaria, grazie anche ai cambi di Baroni, che opportunamente al minuto 60 cambia i due interni dando nuova linfa e vigore al centrocampo.
Oltre al citato Di Mariano, molto bene i soliti pilastri Hyulmand, Coda e Lucioni, oltre a Tuia.