La squadra giallorossa doveva essere la vittima sacrificale per garantire alla Vecchia Signora un primato in classifica, per certi aspetti persino meritato, visto e considerato il lavoro eccezionale fatto da Allegri,
capace di dar continuità di risultati ai bianconeri, debilitati dalle assenze dei big in vari momenti del campionato, ma rafforzati da uno spirito di gruppo straordinario e da un lavoro settimanale completo e produttivo. A tutto ciò si aggiunga il grave errore di Doveri che non dava un rigore solare al Lecce. Detto ciò, la Juve è stata brava a sfruttare ogni occasione come nel gol del vantaggio della ripresa, un vero colpo di biliardo di Vlahovic. Al 23' arrivava anche il raddoppio che chiudeva la gara con la rete di Mckennie. Il Lecce si spegneva fin da subito e non rimaneva altro che vedere Pierotti, il neo acquisto di Corvino. Il tris di Bremer è poi pura accademia. In effetti, in una gelida atmosfera, al Via del Mare, i salentini dovevano affrontare l'ennesima gara proibitiva contro una Juventus, proiettata verso lo scudetto, in una corsa a due con l'Inter. I risultati di giornata non aiutavano i giallorossi. Infatti, l'Empoli targato Nicola stravinceva contro il Monza, accorciando maledettamente la classifica e creando nuova bagarre nei bassifondi. Anche la vittoria del Frosinone, pur affossando il Cagliari, consentiva ai ciociari di scavalcare proprio il Lecce, che aveva una squadra in meno sotto di sé. Il Genoa infine vinceva a Salerno condannando i campani ma scavalcando i salentini. Meno male che sabato sia il Verona, sia l'Udinese uscivano sconfitte nelle rispettive partite, rimanendo invariato il lieve distacco di classifica.
D'Aversa schierava un solido undici iniziale, seguendo il mantra del 4-3-3 e proponendo Oudin e Almqvist sugli esterni.
Allegri, dovendo fare a meno di Chiesa e Rabiot, schierava il consueto 3-5-2, con Locatelli, Miretti, Cambiaso, McKennie e Kostic, a supporto di Vlahovic e Yildiz.
Il piano della gara era ben delineato. I giallorossi dovevano essere aggressivi, chiudere tutti gli spazi, soprattutto centrali, e lasciare alla Juventus lo sfogo sulle fasce laterali. L'obiettivo era quello di controllare Vlahovic, pericolo numero uno, soprattutto quando veniva a prendere posizione in area di rigore. In questo senso, la fisicità di Baschirotto e l'intelligenza tattica di Pongracic, pronto a dettare i movimenti, dovevano limitare il pericolosissimo serbo. Chiaramente, la massima attenzione riservata a Vlahovic dava maggiore libertà a Yildiz, veloce negli inserimenti ed efficace soprattutto negli spazi larghi. Il Lecce, pur cercando di non buttare mai il pallone, non sempre riusciva a giocare in modo pulito e aveva difficoltà nel gestire la sfera. I salentini manovravano bene solo senza pressione, ma poi non riuscivano mai a sfondare. La superiorità tecnica della Juventus era evidente. I centrocampisti bianclneri si inserivano con troppa facilità con Locatelli e Miretti, ma fallivano i tiri da fuori. Invece la Juve era insidiosissima sui colpi di testa sfiorando varie volte il gol. I salentini comunque non si scomponevano e cercavano di mantenere stretti i reparti, rimanendo corti. Sul fronte offensivo, Almqvist (troppo a corrente alternata) era impegnato a dar profondità al Lecce, mentre Oudin doveva garantire un miglior tasso tecnico, provando più volte l'accentramento. Krstovic era il solito combattente anche se era dura vedersela con Gatti e Bremer.
Dal canto suo, la Juve, dopo una fase di studio, voleva imporre la legge del più forte, facendo sfiancare i giallorossi e attendendo il momento propizio. Detto del piano di gara, veniamo alla cronaca.
Nel primo tempo, la gara vive una prima fase di studio, anche se il Lecce è più propositivo e guadagna metri sul campo. La prima conclusione è di Krstovic dal limite ma è molto debole.
Al primo corner per la Juve, è già occasionissima bianconera, vicina al gol anche con Kostic un minuto più tardi, cioè al 12'. La Juve spinge poco ma, appena avanza, è insidiosissima. Al 14' Oudin crossa per Krstovic che gira al lato. È la prima chance per il Lecce. La vecchia signora spinge soprattutto sulla sua destra con Kostic e Yildiz. Vlahovic è molto mobile e lotta con Pongracic. I due non si risparmiano colpi. La Juve lascia il campo al Lecce e riparte con una velocità incredibile. Attorno alla mezz'ora la squadra di Torino cerca di imporre il proprio gioco, ma il Lecce si difende con ordine. Così finisce la prima frazione di gioco sullo 0-0.
Nella ripresa, la Juve spinge alla ricerca del vantaggio, ma il Lecce è attento e accorto. Al primo minuto il Lecce reclama un rigore per una spinta evidente su Almqvist che Doveri non ha il coraggio di fischiare.
Al 7' su cross di Kostic, Vlahovic colpisce di testa sul fondo. Subito dopo il Lecce ha due corner che non sfrutta, ma Almqvist sembra in partita. Al minuto 11, la Juve immette Weah per Miretti e al 14' passa in vantaggio con Vlahovic.
D'Aversa immette Pierotti e Dorgu, dopo aver inserito anche Blin. Al 23' arriva il raddoppio bianconero con Mckennie. Il resto della ripresa non ha storia, tolta la solita girandola di sostituzioni e il gol di Bremer al 40' sul solito errore da palla inattiva. Ora i salentini dovranno pensare alla sfida salvezza col Genoa, dove è assolutamente vietato sbagliare.