"Al lavoro sino all’ultimo istante utile, al servizio dei cittadini del Salento. E centrando gli obiettivi prefissati - e possibili - che mi sono stati richiesti dal presidente Emiliano.
Com’è stato in questi due anni e sino al triangolo dell’ultimo chilometro, quando bisogna dare tutto quello che si ha in corpo e anche qualcosa di più”- dichiara Silvana Melli, dirigente della ASL di Lecce.
“Passo il testimone da “civil servant”, servitrice delle istituzioni e delle persone che in esse ripongono aspettative e richieste e, nello stesso tempo, reclamano diritti e doveri. Essendo abituata da 38 anni a vedere il lavoro pubblico non come una (impossibile) missione solitaria ma come la costruzione di un “processo” comunitario, da giugno ad ora non ho fatto altro, assieme a tanti collaboratori, che provare a chiudere le partite ancora aperte, sebbene in una condizione di inusuale precarietà. Ammetto, però, che lasciare le cose a metà non fa parte del mio bagaglio umano e professionale e, per questo, ho chiesto alla Regione di continuare sin dove fosse stato ritenuto più opportuno e utile, così da consegnare al mio successore i risultati migliori possibili e da cui poter ripartire. Ripartire con meno affanni, senza troppe patate bollenti da maneggiare, ma con una strada in buona parte tracciata”- dice ancora la Melli.
“Si dovrà lavorare, con più serenità e tranquillità alla luce di quanto è stato già fatto in tal senso, soprattutto sul versante del Piano di Riordino, dove questa ASL ha dovuto condurre una durissima battaglia politico-giudiziaria prima che culturale e di riorganizzazione sanitaria. Bisognerà lavorare ancora per il pieno utilizzo dei fondi FESR: 126 milioni già incasellati su tutte le schede progettuali. E si dovrà anche ridare l’input giusto all’Area Tecnica, le cui criticità interne hanno reso difficile l’utilizzo di macchinari già acquistati, a fronte del lavoro portato a termine positivamente dall’Area del Patrimonio”.
“In quasi due anni- continua la dirigente- questa ASL ha messo a segno molti punti a favore dei cittadini. Il DEA, con il pagamento dallo Stato d’Avanzamento Lavori numero 20 al 23 e i SAL 24 e 25 in corso di liquidazione, è ormai avviato verso il traguardo. E vi arriverà senza più intralci, giacché l’ATI aggiudicataria non ha sollevato alcuna nuova riserva (tradotto: nessun costo in più) e per definire le riserve in essere abbiamo istituito la cosiddetta “commissione riserve”, prevista dalla legge, che potrà mettere un punto fermo al passato con il raggiungimento di un auspicabile accordo bonario. In questi giorni è stato chiuso l’iter con la sottoscrizione dello schema di atto di sottomissione per la perizia numero 4, che con la realizzazione del nuovo Centro Cuore definisce gli aspetti conclusivi e finali dell’intero progetto del DEA: la strada è tutta in discesa”.
“Tra i percorsi conclusi, oltre al Polo Pediatrico, anche i Percorsi Diagnostico-Terapeutico-Assistenziali: scompenso cardiaco, carcinoma polmonare e Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO). La definizione di questi percorsi inseriti all’interno del Piano Aziendale per la Cronicità porta a compimento, anche su questo versante, la necessaria integrazione tra ospedale e territorio, dando ascolto e risposte a molte fragilità. Fa meno notizia, però è sanità di “sostanza”.
Sulle liste d’attesa, poi, andrebbe fatto un discorso a parte, dice la Melli, che prosegue così: “Il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’Attesa, la cui rilevazione più recente risale al 3-7 aprile 2017, conferma che la ASL di Lecce rispetta sostanzialmente i tempi previsti per le priorità sia per le visite specialistiche (14 quelle censite) sia per gli esami diagnostici (29 le specialità monitorate). Esami e visite urgenti: le richieste vengono evase entro i tre giorni previsti praticamente nel 100 per cento dei casi (tranne due, Rmn colonna e ecocolordoppler); priorità breve: entro i dieci giorni rientrano 29 tipologie su 43, con un’attesa che va da un minimo di 3 ad un massimo di 13 giorni (per la Tac addome completo); priorità differibile: per la soglia dei 30 giorni, l’attesa minima è di 13 giorni (visita ginecologica), quella massima registrata è di 46 (visita endocrinologica), mentre per il limite di 60 giorni sforiamo il tetto in un solo caso (93 giorni, ecocolordoppler dei tronchi aortici)”.
“Per le prestazioni programmabili, per le quali la legge non prevede un limite massimo ma convenzionalmente si adotta quello di 180 giorni, registriamo solo tre prestazioni in cui questo tetto virtuale viene valicato. Tutte le altre prestazioni programmabili vengono erogate in tempi d’attesa decisamente più ridotti.
“Detto questo, non mi resta che ringraziare il presidente Emiliano per avermi consentito di tornare a Taranto e di poter dare un contributo fattivo sui temi delicatissimi della Salute, dell’Ambiente e del Lavoro, che stanno a cuore a lui come a tanti cittadini tarantini, me compresa. Questo nuovo incarico sarà l’occasione per rendermi ancora molto utile, per il tempo a disposizione e per ciò che potrò fare, essendo intimamente convinta che nessuno possa dirsi veramente indispensabile”- conclude Silvana Melli.