Oggi, martedì 8 agosto 2017, alle ore 20.30, l'associazione culturale "La Coorte" ospiterà presso la propria sede, a Campi Salentina, la presentazione de "La leggenda del Burqa".
Il primo romanzo di Thomas Pistoia, scrittore empolese di origini salentine, edito dalla giovane Ofelia Editrice, è impreziosito dalla copertina realizzata dalla nota disegnatrice di fumetti Lola Airaghi, e va ad incrementare la già consistente produzione dello scrittore, che ha precedentemente pubblicato racconti, poesie e canzoni su riviste letterarie online e cartacee. Lo scrittore, sceneggiatore e poeta, presenta oggi a Campi S.na il suo libro, ambientato in un paese mediorientale devastato da una guerra senza fine, di cui sono vittime soprattutto donne e bambini, nel quale si racconta di due eroine che decidono di dedicare la propria vita alla lotta per la democrazia in difesa del popolo contro i talebani, ma anche contro gli occupanti stranieri. Le affianca un misterioso giustiziere che cela la propria identità sotto un burqa. Così, uno degli strumenti più noti dell'oppressione ai danni delle donne diventa paradossalmente simbolo di libertà. Ispirata alla vera storia dell'attivista afghana Malalai Joya, quella che sembra una vicenda di fantasia e di avventura richiama invece un'attualità sempre vicina e dolorosa, calando i personaggi nella narrazione di vicende realmente accadute: il caso Sgrena-Calipari, l'impegno in zone di guerra di Gino Strada, la strage di Beslan, i kamikaze, le lapidazioni e le spose bambine dell'islamismo più ortodosso.
"Circa due anni fa, mi sono imbattuto in un articolo che raccontava la storia di Malalai Joya, attivista afghana per i diritti umani e in particolare delle donne. Malalai è stata eletta e ha ottenuto un seggio presso la Wolesi Jirga, l'assemblea nazionale del suo paese"- racconta l'autore, spiegando com'è nato il suo lavoro. "È una delle prime donne ad aver ottenuto un incarico pubblico dopo la cacciata dei talebani. Durante una seduta del parlamento, questa donna coraggiosa ha denunciato la presenza, all'interno dell'assemblea, di diversi "signori della guerra": trafficanti di armi e di oppio. Questa denuncia pubblica le è costata una condanna a morte da parte di questi personaggi. È un bersaglio umano. Potrebbe essere uccisa in qualsiasi momento. Non solo: vive nel paradosso. Per non farsi riconoscere e sfuggire ai suoi persecutori, Malalai è costretta a indossare uno dei simboli della coercizione e sottomissione delle donne: il burqa. Sì, come fosse una maschera. Questa è l'idea da cui è nato tutto. Mi sono chiesto: e se il burqa diventasse all'improvviso un simbolo di riscatto e di giustizia? Questa storia ha due personaggi, due donne: una, Malalai, la protagonista, totalmente inventata. L'altra, Joya, che... somiglia molto alla Malalai Joya della realtà. Poi c'è Il Burqa, la maschera. Chi la indossa? E perchè?".