Nella giornata di oggi, lunedì 17 febbraio 2020, alle ore 18:00, presso la sala consiliare del Comune di Campi Salentina, si terrà l'evento “La chiamata del ricordo, voci dalle comunità istriane, dalmate e fiumane in provincia di Lecce”.
La conferenza sarà tenuta dalla prof.ssa Giuliana Iurlano, Presidente del Centro Studi Relazioni Atlantico Mediterranee, dalla Prof.ssa Patrizia Mihaljevic, e da Alessandro Altin, esule di seconda generazione e delegato dalla Lega Nazionale di Trieste. L'evento sarà moderato da Francesco Cantoro, Presidente del Consiglio Comunale di Campi Salentina, e parteciperanno anche il Sindaco, Alfredo Fina, e il primo cittadino del Consiglio Comunale dei Ragazzi di Campi S.na, Riccardo Greco.
Nel corso della manifestazione, sarà presentato ai ragazzi, che potranno partecipare, il progetto "Public History". L'amministrazione comunale è in prima fila per ricordare e tramandare il dramma delle foibe, delle persecuzioni titine al confine orientale italiano con Slovenia e Croazia e del piano di pulizia etnica ideato dal regime comunista jugoslavo.
Dopo l'8 Settembre 1943 ed anche dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, avvenuta il 2 Settembre 1945, l'Esercito di Liberazione Popolare Jugoslavo, con alla testa l'OZNA (il Dipartimento per la Protezione del Popolo), si macchiò di crimini contro l'umanità, genocidio, pulizia etnica, stupri, infoibamenti, distruzioni di beni e attentati contro l'identità delle genti italiane di Istria e Dalmazia. La legge n.92/2004 ha istituito il Giorno del Ricordo, fissandolo per il 10 febbraio di ogni anno, al fine di non dimenticare una grande tragedia nazionale.
Noi di Tg NordSalento abbiamo intervistato il Presidente del Consiglio Comunale di Campi Salentina, Francesco Cantoro.
In qualità di rappresentante dell'amministrazione comunale, lei si sente di poter dire che l'esecutivo cittadino è sensibile sul tema delle Foibe? “Assolutamente si. La nostra amministrazione ha dimostrato di voler essere parte attiva sia nell’adesione al Treno della Memoria che organizzando un’iniziativa sul Giorno del Ricordo. Il nostro obiettivo è creare un dialogo con le giovani generazioni e ricordare le tragedie compiute dai totalitarismi del secolo scorso”.
Ci sono sacche di resistenza negazioniste e revisioniste per quanto riguarda l'eccidio dei nostri connazionali del confine orientale dal '43 al '45. Lei pensa che è colpa della Politica l'esistenza di questo "vuoto culturale"? “Per troppi anni la nostra classe politica è stata compiacente con una ricostruzione storica di parte, secondo la quale le vittime delle foibe non esistevano o erano comunque vittime di serie B. Il silenzio della politica si è ovviamente riverberato nei libri di storia e quindi nel più ampio spettro della cultura conforme. Le faccio il mio esempio. Le sembra normale che io stesso abbia maturato effettivamente una consapevolezza storica sul dramma delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata a vent’anni? All’epoca ero già all’Università e tale sensibilità mi fu trasmessa da un caro amico friulano, mio collega di corso. L’istituzione del Giorno del Ricordo come solennità civile è arrivato soltanto con la legge 30 marzo 2004 n. 92, grazie alla tenacia e all’impegno dell’On. Roberto Menia, primo firmatario di quell’atto".
Oltre a questo evento, che ha il suo giusto peso simbolico, che cosa può fare in più un ente istituzionale per onorare il ricordo dei caduti? “Lo ripeto. Bisogna lavorare con le scuole del territorio e fare squadra con le giovani generazioni. Questo vale sia per onorare adeguatamente i nostri antenati caduti in Guerra ma anche nel caso del ricordo delle vittime dell’Olocausto e di quelle delle Foibe. Le faccio un esempio concreto. Sulla scia dell’esempio virtuoso del Treno della Memoria, proporrò un’iniziativa analoga che porti i nostri ragazzi a visitare le Foibe".
Paesi come Slovenia e Croazia hanno scelto un destino comune nell'Unione Europea con noi italiani, è un passaggio storico importante nel segno del superamento delle frizioni tra le due sponde dell'Adriatico oppure, pensando ai rapporti Italia-Serbia, c'è ancora tanto da fare? “L’adesione all’Unione di Slovenia e Croazia e la stessa candidatura da parte della Serbia rappresentano sicuramente un passaggio storico molto importante. Per quanto si possa essere critici nei confronti del processo di integrazione europea, un dato è incontrovertibile: grazie alla Comunità prima e all’Unione poi viviamo in un contesto di pace e stabilità. Questo vale anche nei rapporti tra Italia e Slovenia, Croazia e Serbia. Certo, la storia del Novecento è ancora dietro l’angolo e l’intera Unione ha secondo me ancora tanta strada da fare".
Il ruolo delle giovani generazioni nel tramandare i drammi del passato come deve essere valorizzato, secondo lei? “Se lei ci pensa,in questo caso la nostra amministrazione sta svolgendo il ruolo di facilitatore dell’incontro tra le scuole del territorio e il CESRAM (Centro Studi Relazioni Atlantico Mediterranee). L’approccio è simbolico della volontà di rendere le giovani generazioni protagoniste, attraverso esperimenti pratici e non solo teorici. Infatti la Prof.ssa Giuliana Iurlano (Presidente Cesram) proporrà un progetto di “Public History” ai ragazzi e noi mobiliteremo la Regione Puglia e i nostri parlamentari per promuovere la visita delle Foibe. Il presente e il futuro appartiene a voi”.