Si mostrava carino, disponibile, generoso e dall'animo gentile, lo “zio” di una quattordicenne di Veglie, un amico di famiglia del quale i genitori parevano fidarsi ciecamente.
I fatti risalgono a diversi mesi fa, quando l'uomo fu iscritto nel registro degli indagati in seguito ad una perquisizione nella sua abitazione. “Lo zio”, un cinquantenne di Veglie, fu visto più e più volte in compagnia della ragazzina, con la quale viaggiava spesso in auto, per accompagnarla a scuola, in pizzeria o per incontrarsi con degli amici. Le indagini presero il via dopo aver notato strani atteggiamenti da parte della ragazzina, a cominciare dal modo di vestire, di truccarsi di atteggiarsi con i compagni di scuola del sesso opposto, tanto da far insospettire finanche la dirigente scolastica dell'istituto frequentato dall'adolescente. Dopo diversi incontri e analisi più o meno approfondite degli organi competenti, durante l'incidente probatorio, la quattordicenne avrebbe confermato, con molto imbarazzo, lo strano rapporto con il 50enne, fatto di attenzioni particolari, minacce di abbandono, sopraffazione psicologica, richieste di intimità e scenate di gelosia, il tutto mascherandosi da uomo premuroso e gentile.
Adesso l'operaio vegliese, che circa nove mesi fa era finito ai domiciliari e che avrebbe potuto anche abusare di altre ragazzine, andrà a processo il prossimo febbraio, con l'accusa di violenza sessuale aggravata ai danni di una minorenne.