Il mondo della musica salentina in queste ore è al centro di polemiche, che vedono protagonista la cantautrice calabrese Teresa Merante accusata di inneggiare e celebrare mafiosi e latitanti nei testi delle sue canzoni.
Una vicenda che si intreccia con il Salento, soprattutto dopo le lamentele e le proteste sollevate dalla band salentina Sud Sound System, che si dichiara indignata dopo il gesto della cantante, che avrebbe, infatti, utilizzato la canzone "Lu Rusciu te lu mare", modificandone le parole, in un inno alla malavita e a boss mafiosi, e realizzando un videoclip nel quale comparirebbe anche il Sindaco di Nicotera. "Ancora difficile crederci, ma abbiamo appreso con sdegno che esiste un brano intitolato “U latitanti” (di Teresa Merante) che inneggia ai latitanti di mafia e che questo brano usa la melodia de “LU RUSCIU DELLU MARE”, una tra le più belle canzoni che la cultura salentina abbia espresso, ormai famosa in tutto il mondo e che in molti riteniamo essere l’inno del Salento.
Noi Sud Sound System con questo comunicato esprimiamo la nostra rabbia contro chi ha usato in modo indegno e incivile una delle melodie a cui siamo legati!
L’amore per questo brano ci ispirò nel 2003 a scrivere “RADICI CA TIENI” il nostro inno contro ogni razzismo, una dichiarazione d’amore verso la nostra terra, il nostro dialetto, la nostra musica e verso le culture di tutti i popoli. Un vero gesto d’amore, in continuità con i sentimenti espressi da “LU RUSCIU DELLU MARE”, una canzone d’amore che narra di una relazione impossibile dai contorni amari ma che infine riesce a cancellare ogni dolore proprio grazie all’amore, cantandolo al mondo intero.
Riteniamo che utilizzare un brano del genere per esaltare figure abbiette come quelle dei mafiosi sia uno sfregio per la nostra cultura e per chi ha dato la vita per difendere i valori della giustizia e della libertà.
Anche se “LU RUSCIU DELLU MARE” è una canzone popolare i cui diritti d’autore sono di PUBBLICO DOMINIO e pertanto utilizzabile da tutti, rinnoviamo il nostro sdegno verso chi ne ha abusato per appoggiare la mafia, un’organizzazione che da 160 anni opera per distruggere la nostra Terra mostrandola al mondo come teatro di crimini efferati e prostrandola all’arretratezza e alla corruzione.
Il sacrificio di chi è morto per difendere la nostra terra non merita un insulto così miserabile per questo continueremo a dedicare “RADICI CA TIENI” a Peppino Impastato, a Renata Fonte, a Falcone, Borsellino e alla loro scorta dove perì il nostro conterraneo Antonio Montinaro e tutti i figli di questa terra che hanno dato la vita per combattere le mafie.
Ci auguriamo che tutti i salentini si uniscano nostro sdegno contro questo brano che infanga la nostra cultura. NUI COMBATTIMU LA MAFIA!"- è il post pubblicato sul profilo Facebook della band salentina, di cui fa parte il trepuzzino Nandu Popu. Dello stesso avviso, anche il consigliere comunale di San Luca (Calabria) e Segretario Nazionale della Federazione Sindacale di Polizia, Giuseppe Brugnano, e il giornalista e consigliere comunale di Botricello, Saverio Simone Puccio, che hanno presentato anche un esposto al Procuratore di Catanzaro e che affermano: “intorno a Teresa Merante c’è un fenomeno tutt’altro che ristretto: poco meno di 90.000 seguaci su Facebook, oltre 51.000 su Instagram, con oltre 5 milioni di visualizzazioni per i suoi video su Youtube. Tra i testi che abbiamo avuto modo di verificare, ci sono alcune frasi che appaiono superare il limite della decenza e della semplice libertà di opinione o di espressione. I commenti che appaiono sotto i video e i post della signora Merante destano perplessità e rischiano di fomentare un clima di illegalità e ingiustizia. A nostro parere, nei testi di tali brani prevalgono incitazioni alla malavita e ai suoi uomini, denigrando Forze dell’Ordine e Magistratura, con il risultato di offrire una immagine discutibile di questa terra”.
La cantante folk, in attesa di nuovi sviluppi, intanto, si dichiara estranea al mondo della criminalità, dicendo pubblicamente: "Non sono la cantante della malavita, io parlo di amore, aggregazione, allegria e bellezze della Calabria. La canzone 'Bon Capodannu', così tanto bersagliata, era un saluto e un messaggio di auguri a chi soffre, agli ammalati, agli immigrati, a chi è lontano da casa, e quindi, perché no, anche ai carcerati. Dovreste imparare a leggere ed interpretare meglio i testi".