Vorrei che questa fosse solo una mia personale e pessimistica supposizione, ma credo proprio che, se non avesse prodotto la prima più completa biografia sulla travagliata e, per tanti versi, fascinosa vicenda della pia donna Maria Manca,
don Mauro Paticchio sarebbe stato inghiottito in un buio cantone della memoria, subendo ingiustamente ed immeritatamente, come d'altronde tanti altri, l'affronto della condanna ad un proditorio oblio, che non avrebbe giovato assolutamente a nessuno in vista della ricomposizione del passato della nostra cittadina. E ciò, nonostante la valenza e lo spessore culturale di siffatta eccellente personalità, e del ruolo giocato in pieno Settecento tra la comunità squinzanese sia nell'ambito ecclesiale che in quello sociale e civile. Mauro Michele Angelo Paticchio nacque a Squinzano il 31 agosto del 1718, da Antonio Paticchio e Marina Tomasi, che nello stesso giorno, come spesso accadeva in quel tempo, gli fecero impartire il Santo Battesimo nella Chiesa Matrice da Don Lorenzo Manca. Cresciuto ed educato in una famiglia di sani e cristiani principi, ad appena dieci anni, fu ammesso alla prima clericale tonsura da Mons. Fabrizio Pignatelli, Vescovo di Lecce, per poi iniziare a superare agevolmente e con profitto lodevole tutte le tappe dei diversi ordini, che preludono al traguardo finale dell’ordinazione sacerdotale raggiunta nel 1747, all'età di ventinove anni.
Successivamente, seguì un corso di filosofia e quello triennale di teologia, tenuti da apprezzati maestri dell’Ordine dei Predicatori, acquisendo la Laurea in Teologia il 18 dicembre del 1741 nell’Ateneo Domenicano di Lecce. Di un tale ragguardevole curricolo, ricco di un bagaglio di conoscenze non indifferente, seppe servirsi al momento giusto, tanto nel suo mandato presbiteriale, in cui, tra l’altro, assolse al prestigioso incarico di “Cantore” nella Chiesa Matrice San Nicola, tanto nel campo della ricerca storica, dove produsse diverse pubblicazioni, le più note e valide delle quali restano: “Orazioni Sacre con l’aggiunta di sermoni su i Trionfi di Nostra Signora Assunta”, pubblicata a Napoli nel 1767, e dedicate all’illustrissimo Marchese Don Pasquale Geofilo, Barone di Torchiarolo, ed il “Brieve Ristretto della vita di Maria Manca”, edito nel 1769 a Napoli e poi ristampato nel 1971 a Galatina. Soprattutto in quest’ultima sua opera dimostra una domestichezza sorprendente nel consultare ed incrociare dati e situazioni al vaglio del suo affinato acume di ricercatore storico.
Ne si fa prendere mai in castagna dalla lontananza delle vicende narrate, accadute poco più di un secolo prima, né tantomeno resta irretito nelle possibili blandizie, che una lontana, ma provata, parentela con l’assoluta protagonista del racconto potrebbe suggerirgli. Lo scandaglio meticoloso dei fatti, insieme alla loro obiettività e fondatezza, è il principio ineludibile che lo accompagnerà e lo caratterizzerà in tutto il lavoro. In caso contrario, ne sarebbe andato innanzitutto della sua coscienza di uomo di fede profonda, e poi del suo rigoroso metodo di studioso e ricercatore. Cosa, per la verità, assai rara non solo di questi tempi, ma anche in quelli passati e trapassati.
Ragion per cui, molto stimato dal popolo e dal Capitolo Parrocchiale, si spense il 23 luglio del 1791 all’età di 73 anni. Il suo corpo pare sia stato sepolto sotto l’altare di San Nicola nella sua prediletta Chiesa Matrice.