Ricomincia con l'intensità e l'entusiasmo di sempre l'attività della Compagnia Teatrale "Ghefiura", realtà consolidata e produttiva, che nasce 18 anni fa con l'intento di trasmettere messaggi edificanti, realizzare coinvolgimento e circolarità dei sentimenti, condividendo tragitti emotivi.
E lo fa in grande stile, ritornando sul palco con un'operazione culturale che può definirsi di "mediazione sociale", attraverso una divertente commedia teatrale che vuole lanciare un messaggio di accoglienza, accettazione ed integrazione del 'diverso', dello straniero, per una pacifica convivenza in questa società ormai multietnica e multireligiosa.
"Si riparte con la voglia di ricominciare a raccontare la vita attraverso il teatro, con la speranza di lasciarci alle spalle quanto di peggio accaduto- a parlare è Alessandro Garofalo-; non pensiamo solo al Covid ma anche al "Don't breathe", la terribile vicenda americana. Nel nostro piccolo cercheremo di "dare respiro" alla speranza ed alla positività. Avevamo scelto un testo ironico che ridicolizza il razzismo, prima ancora che si verificasse il terribile fatto di cronaca. Lo facciamo in maniera allegra e divertente, non rinunciando a lanciare un messaggio costruttivo. Collaborano con Ghéfiura (nome che deriva dal greco e significa ponte) persone provenienti da altre nazioni, con un'altra cultura, religione e pelle, per rafforzare l'idea dell'integrazione e della pacifica convivenza come uniche strade possibili". Tra questi ultimi, anche il giovane Ibrahim, ospite di una struttura d'accoglienza di Squinzano, che ha sposato da subito gli ideali e gli obiettivi della Compagnia Teatrale, all'interno della quale ha saputo farsi apprezzare diventandone parte integrante. I festeggiamenti a sorpresa del suo diciottesimo compleanno, durante le prove del 26 febbraio scorso, sono un esempio eclatante di quanto sia importante la condivisione di una gioia per tutti gli attori della Compagnia, senza confini, differenze o pregiudizi di sorta.
Dopo il debutto a febbraio scorso al Teatro Olmi di Latiano, l'11 settembre prossimo, alle ore 20, si andrà in scena a Squinzano, quindi, presso l'Oratorio 'Don Nicola Leone' in via Einaudi, con la commedia brillante in due atti "Ma che razza di famiglia" di Alessandro Garofalo, tratta dal film francese "Non sposate le mie figlie". E' la storia di una famiglia salentina, tradizionale e cattolica, che ha accettato a malincuore il matrimonio di tre figlie. Le tre sorelle hanno scelto, infatti, uomini italiani con origini diverse: un arabo, un cinese ed un ebreo. Le speranze per un matrimonio cattolico e tradizionale ricadono quindi sulla primogenita, che invece annuncerà ai genitori di voler sposare un ragazzo etiope. Da qui una serie di strategie e stratagemmi per ostacolare il matrimonio, fino all'incontro-scontro tra i consuoceri, che alla fine si alleeranno contro i due innamorati.