Ad un tratto mi ritrovai a fissare un' abitazione a me molto cara. Sorgeva poco più in là in un pittoresco e acceso paese di provincia. La luce del tramonto, dorata e liquida, accarezzava ogni dettaglio, trasformando l’ordinario in un quadro vivo e pulsante.
Scrutavo quella deliziosa casetta con occhi nuovi avendo la vaga sensazione che il tempo rallentasse al suo cospetto . Si insediava disinvolta in un placido quartiere, al civico 75 di via De Gasperi. Un respiro della terra si faceva pietra e legno. Le mura color crema, ragguagliavano testimonianze di stagioni oramai trascorse, mentre ciclicamente ospitavano il canto della pioggia e il calore del sole senza alcun indugio. Le ampie finestre, riflettevano gli umori di un cielo perennemente mutevole, specchio di giorni tersi e capricciosi e cinta da un olezzante ed esuberante verziere fiorito che mostrava respirare al ritmo cadenzato delle stagioni. Da lì filtravano i rumori del paese: voci anonime di distratti passanti, il rintocco imponente delle campane di una chiesa, il migrare di uno stormo in lontananza, e la quiete vestita a sovrana regnava nell'aria. Le sedie erano piene intorno al tavolo: di gioia, d'amore, di persone. Tutto così intimamente tangibile. Come un sordo manto silenzioso che avvolge e ricade su ogni cosa ivi presente, muto come la neve.
Siffatto luogo, era un fidato rifugio per lei e la sua giovane anima. Dopotutto nonno Pino e nonna Nina erano i custodi di quel pregevole focolare. Ogni angolo pretto e colmo di storie consuete di vite semplici: la cucina inondata dal profumo del caldo e fragrante pane del fornaio appena comprato il sabato mattina malassato con quello austero del bucato immacolato, appeso ad un filo e spinto dal soffio del vento della calura estiva.
Capitava sovente che Nonna la invitasse a sedere accanto a sé, a ridosso della finestra, nella sua camera da letto, pertugio attraverso il quale la luce si insinuava con decisione irradiando la stanza padronale di bagliore vivido è posandosi sulle mature mani che intrecciavano sapientemente i lunghi capelli castani della nipote, tessendoli con fascinosi nastri di raso dalle tinte pastello comperati al mercato del paese appositamente per lei ogni settimana. Azzurro come il cielo di Luglio, rosa come i fiori di pesco in primavera, giallo come il sole del mezzogiorno. Le mani esperte della nonna si destreggiavano tra i capelli con grazia indiscussa e consapevole, carezzandoli. Dai rebbi saldi di una forchetta, avvolta dallo scoppiettio dei ceppi ardenti nel cammino, prendeva doratura una fetta di pane destinata ad essere abilmente preparata. Olio, pomodori e una spolverata leggera di sale condita da un giro di memorie e rievocazioni di una spensierata giovinezza dei tempi che furono. L'amore dei nonni avvolgeva in un' aura benevola di protezione e sicuro conforto la fortunata e grata nipote.
D' improvviso un presagio poi repentina certezza divenuta amaro anelito. Una infausta morsa nel petto spiegò le ombre di giorni vissuti narrate in brevi fotogrammi raccolti in un sogno fugace. Con violenza saccente, ciò che era adesso non è.
Ed il dolore è ineffabile.