Infanticidio, concessa la 'messa alla prova' per la 18enne. Farà un percorso riabilitativo

Dopo più di un anno dal fatto di cronaca che sconvolse la cittadina di Squinzano, arriva la decisione del Tribunale per i Minori, che concede la messa alla prova per la ragazza imputata, una diciottenne del posto.

Minorenne all'epoca dei fatti, la giovane mamma, che divideva l'abitazione con la sorella e il compagno della stessa (indagati poi anche loro per la vicenda), avrebbe, nel febbraio 2017, partorito in casa un feto morto e lo avrebbe poi nascosto in un armadio, avvolto in una busta di plastica. Pochi giorni dopo, il ritrovamento del feto (venuto alla luce già morto come ha poi dimostrato l'autopsia eseguita sullo stesso) da parte dei Carabinieri di Squinzano, arrivati alla macabra scoperta grazie alla segnalazione giunta dall'ospedale di Copertino, dove la giovanissima madre si era recata pochi giorni dopo il parto a causa di un'emorragia. Da qui, un lungo processo che ha portato a scrivere nel registro degli indagati la sorella e il compagno della 18enne, (perché sarebbero stati a conoscenza dei fatti), e alla pesante accusa di infanticidio e occultamento di cadavere per la ragazza, fino all'udienza di ieri del gup Aristodemo Ingusci, che ha concesso alla giovane la messa alla prova, dandole la possibilità di estinguere il reato tramite un percorso riabilitativo, i cui dettagli dovrebbero essere meglio definiti nella prossima udienza di metà luglio.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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(Henri Bergson)

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