Lo storico allenatore del Lecce Carlo Mazzone si è spento oggi all’età di 86 anni. 792 partite in Serie A in 60 anni di attività, un record ancora tutto suo e difficile da battere.
Tra le squadre che lo hanno avuto come allenatore oltre al Lecce (conquistando in tre stagioni consecutive una promozione in Serie A e due salvezze) anche la Roma, sua squadra del cuore, Fiorentina, Napoli, Catanzaro, Bologna, Pescara, Perugia, Cagliari, Brescia, Livorno e Ascoli città che gli ha anche dedicato la tribuna Est dello stadio.
Mazzone resterà nei cuori non solo dei tifosi delle squadre che ha allenato ma in quelli di tutti coloro che amano il calcio. Perché oltre ad essere stato un grande mister è stato soprattutto una persona seria, vera che andava oltre gli schemi tattici. Che metteva al primo posto la passione e la cultura del lavoro e del sacrificio e questo chi ama il calcio lo apprezza tantissimo.
Chi lo ha conosciuto a Lecce conserva ancora un grande ricordo dell’uomo grintoso dal cuore grande. Un uomo che rispettava e che da tutti si faceva rispettare.
La persona alla quale è forse rimasta più legata da un rapporto fraterno è lo storico medico sportivo dell’US Lecce Peppino Palaia che abbiamo raggiunto al telefono qualche ora dopo la triste notizia.
Queste le sue parole:
“Il rapporto che c’era tra me e Mazzone si può sintetizzare in solo due parole che ci ripetevamo sempre a vicenda: “tu sei mio fratello”. Infatti era talmente forte il nostro rapporto umano che andava oltre quello professionale tanto che il figlio Massimo mi chiama zio, mi ha sempre chiamato zio. Sono stato presente tra i pochissimi del calcio a tutti i matrimoni dei due figli e anche a quello della nipote. Era un rapporto umano di grande intensità che si è protratto nel tempo. Nei momenti belli e nei momenti brutti ci siamo sempre stati l’uno per l’altro. Perché Mazzone era ed è stato sempre un uomo vero, di un calcio che non c’è più dove era prevalente il rapporto umano e non quel calcio che tutt’ora spesso è un calcio pieno di falsità.
Va via una parte importante di me perché con Carletto Mazzone ho lavorato insieme ma il nostro rapporto andava oltre. Ci siamo sempre sentiti soprattutto il 19 marzo per scambiarci gli auguri, festività di San Giuseppe, perché lui è nato in quel giorno che coincideva con il giorno del mio onomastico. Era quasi un rito sentirci non soltanto il giorno di San Giuseppe, ma anche a Natale, Pasqua e in tante altre occasioni.
Ripeto. perdo non un amico ma un fratello, un riferimento per me in determinati momenti della mia vita. Un riferimento io per lui anche in momenti particolari della sua vita.
Lui e la sua famiglia mi ringraziano sempre per una mia intuizione diagnostica che portò poi la moglie ad un intervento d’urgenza e quindi mi sono rimasti legati anche dal punto di vista professionale quindi anche umano.
Di Mazzone potrei dire anche tante altre cose. Tanti sono stati anche i momenti che suscitano ilarità, però in questo momento mi sembra giusto ricordare l’uomo soprattutto e sarebbe bello che il Lecce domani vincesse contro la Lazio, sua acerrima nemica calcistica, anche perché lui era un romanista doc e se non vado errato una delle grandi gioie fu la vittoria per 3-0 contro la Lazio di Zeman, in un derby Roma-Lazio.
Sono tanti i ricordi che conservo di Carletto. Ne voglio citare uno su tutti. Quando festeggiò il record di presenze da allenatore in serie A ci tenne a farmi avere la maglia celebrativa con il numero 792. La conservo con amore e tanto orgoglio perché Carletto e io eravamo due persone che si stimavano e si volevano davvero bene. Due fratelli”.