Si torna a parlare della grande centrale termoelettrica a carbone, che si estende per circa 270 ettari presso la località Cerano, nel territorio di Brindisi, la Centrale “Enel Federico II”.
La questione che riguarda la seconda più grande centrale termoelettrica d'Italia e una delle più grandi d'Europa, ruota intorno alla strategia energetica nazionale che prevede l'uscita dal carbone, la materia prima utilizzata dalla centrale, causa di una notevole e preoccupante quantità di emissioni di anidride carbonica e gas inquinanti. La conversione a gas della grande struttura, per la quale il Ministero dell'Ambiente sta lentamente procedendo con una Valutazione di impatto ambientale, parte con la chiusura del Bs2, noto come Gruppo 2, della centrale di Cerano, che però per il momento dovrebbe restare a disposizione dell'operatore che gestisce le reti per la trasmissione dell'energia elettrica, ossia la Terna- Rete Elettrica Nazionale, in caso di emergenza, fino a inizio marzo quando sarà definitivamente dismesso. La richiesta della sopracitata valutazione di rischio ambientale presentata da Enel risale al marzo scorso, e rappresenta un iter imprescindibile per poi attivare la conversione a gas dell'impianto di Cerano, prevista comunque per il 2025.
"Se però- ha dichiarato il direttore di Enel Italia, Carlo Tamburi- gli iter autorizzativi italiani saranno così lenti dal punto di vista amministrativo, sarà difficile realizzare la de-carbonizzazione nei tempi previsti". Dopo il blocco del primo dei quattro gruppi produttivi, quindi, una scelta in linea con la strategia di decarbonizzazione intrapresa da Enel a livello nazionale, si attendono nuovi sviluppi ed incontri con gli enti competenti, in merito al processo di transizione che il Sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi, ha definito: "un modello di sviluppo per l'intero territorio".