Umanizzazione degli ospedali, Asl Lecce capofila regionale della ricerca Agenas

Nord Salento. Parte una nuova ricerca. Valutare l’umanizzazione degli ospedali per migliorarli, in modo ciclico e sistematico.

Non è una “pagella”, quanto piuttosto una “fotografia” quella scattata per il lancio della campagna regionale di “Valutazione partecipata del grado di Umanizzazione delle strutture di ricovero pubbliche e private”. Coordinata da Agenas, l'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, l'iniziativa è stata presentata martedì scorso, 9 maggio 2017, nella sala consiliare della Regione Puglia e vedrà il coinvolgimento attivo delle organizzazioni e associazioni di volontariato per la rilevazione strutturata dei servizi e delle attitudini all'accoglienza del paziente in ospedale.

Si è partiti facendo un passo indietro, illustrando cioè i risultati della precedente rilevazione, datata 2014, per poi farne un paio in avanti per spiegare le modalità della nuova campagna avviata a fine 2016. Un’edizione rivista e ampliata, passando da 25 ospedali pubblici e privati pugliesi censiti a tutte e 61 le strutture di ricovero del territorio regionale”- fa sapere l'ufficio stampa della ASL di Lecce.

A far da collante proprio l’esperienza della Asl leccese, maturata negli ultimi sette anni sia all’interno della cabina di regia regionale sia sul campo, grazie alla sperimentazione della check list sull’umanizzazione degli ospedali applicata in tutti i nosocomi leccesi, successivamente estesa a quelli regionali e quindi validata a livello nazionale da Agenas. La Asl Lecce, rappresentata a Bari dal direttore sanitario Antonio Sanguedolce, ricopre infatti il ruolo di capofila per la Regione Puglia della ricerca nazionale Agenas, mentre la dirigente Asl Lecce, Sonia Giausa, è responsabile scientifica del progetto.

Nel dettaglio- spiega ancora la direzione- la campagna si basa sulle osservazioni dirette e l’acquisizione di documentazione riguardante la presenza o meno di determinate procedure o servizi all’interno degli ospedali. Ad occuparsene sono équipe composte da personale di direzione medica, degli URP e da rappresentanti di associazioni e cittadini: un modo per condividere progetto e finalità direttamente con gli utenti”.

Quattro le aree principali d’indagine: processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona, accessibilità fisica, vivibilità e comfort, accesso e informazioni, semplificazione e trasparenza; cura della relazione col paziente/cittadino. Capitoli a loro volta declinati in sotto-aree e criteri in modo da scandagliare in profondità il rapporto, sino a questa campagna semi-inesplorato, tra ospedale e paziente. Temi sensibili come il rispetto della privacy o il supporto psicologico, o legati alla fruizione, ad esempio l’eliminazione delle barriere architettoniche, la segnaletica, il comfort alberghiero e dei servizi comuni. “Ma il metro per valutare un ospedale è dato anche da reparti “a misura di bambino”- si legge ancora dal comunicato stampa- da sale d’attesa accoglienti, dall’accesso alle informazioni, dalla formazione del personale e dalla cura della relazione con i pazienti. In sostanza, un lungo elenco di impegni presi con il cittadino per far sì che, ogni volta che entra in un ospedale, si senta un po’ più a casa propria. La controprova, del resto, arriverà a fine rilevazione, quando le équipe dovranno stilare il piano di miglioramento: fatta la diagnosi, arriverà anche la “cura”.

Ilaria Bracciale

Redattrice

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