Infatti, dopo il diploma presso il Liceo delle Scienze sociali, nel 2008, ha conseguito la laurea triennale (2011) e magistrale (2013) in Lettere Moderne presso l’Unisalento. Durante gli studi universitari Maria Stella ha avuto modo di soddisfare il suo interesse per le materie psico-pedagogiche e didattiche, sostenendo alcuni specifici esami a scelta. Entrambe le sue tesi di laurea, nell’ambito disciplinare della Letteratura italiana contemporanea (cattedra del Prof. A. L. Giannone, del quale l'autrice dice "ha sempre creduto in me, incoraggiandomi"), sono l’esito della sua attività di ricerca sulle tematiche sociali della disabilità e della marginalità nel contesto della letteratura e del cinema contemporaneo. Inoltre, ha avuto la possibilità di partecipare ad altri percorsi formativi, in ambito universitario e non, inerenti tali interessi. Ora studia per conseguire la Laurea Triennale in Servizio Sociale.
Maria Stella hai appena pubblicato "Due tempi, due donne, due stralci di storie", una raccolta di romanzi brevi. Cosa caratterizza quest'opera prima e cosa ti ha portato a pubblicarla? Chi sono le due donne di cui parli e che ritroviamo anche nel titolo?
Entrambi i componimenti che formano la mia opera, pur essendo romanzi, sono frutto di una mia riflessione personale e riscrittura costante e appassionante: la prima stesura del primo componimento, ad esempio, risale a quando avevo 8 anni - scrissi “Matilde” come esercizio da consegnare presso il Centro di Riabilitazione Doman, negli USA, dove mi curavo. Sicuramente, senza averne minimamente idea, fin da bambina ho adoperato la tecnica della ri-scrittura creativa di cui il precursore è Giuseppe Pontiggia, autore contemporaneo, ma cultore dei classici; sulla sua vita e produzione, da grande, ho incentrato la mia tesi di laurea triennale. Le protagoniste dei due romanzi brevi sono due giovani donne che affrontano un periodo di vita importante, ricco di vicende. “Matilde” e “Francesca” sono sognatrici sì, ma determinate a concretizzare i loro sogni – e per realizzarli dovranno imparare a vivere la vita giorno per giorno; loro, vivendo il loro tempo (le storie sono ambientate in due epoche storiche differenti) e la loro età, scoprono, scopriranno, la Vita vera e imparano, impareranno, a viverla. Consapevoli che non si smette mai di maturare. Ecco, questi lavori si caratterizzano per questo loro messaggio che vogliono trasmettere. Come ho accennato, i romanzi brevi propongono solo un tratto di altrettante storie di vita, che si svolgono in due epoche storiche differenti: il Medioevo e quella in cui anch’io vivo: da piccola, e in fondo ancora oggi, la Storia Medievale mi affascina(va); cominciai a scrivere il secondo romanzo breve prima di vivere un periodo difficile della mia vita. Lo “terminai” (anche se la mia volontà di rimettere mano a ciò che ho scritto è sempre forte) dopo il termine di quel periodo, di quell’esperienza significativa. Come per “Matilde”, ho immaginato “Francesca” e un tratto della sua vita anche su consiglio degli specialisti che mi seguono oggi: mi hanno consigliato di dare spazio alla mia immaginazione, come esercizio utile al pari di quello fisico, tralasciando la narrazione autobiografica per un po’. Ogni tanto o spesso, però, la vita delle mie protagoniste, e la mia, si confondono! Dunque, ho narrato momenti significativi della loro vita, traendo ispirazione dagli eventi di vita che ho vissuto dagli insegnamenti che ho colto da tutte le persone che hanno arricchito la mia vita. Gli altri particolari su di loro, e come dicevo sopra, anche su di me, ve li lascio scoprire leggendo(le).
Quanto c'è di te e delle tue esperienze di vita in questo libro?
Tanto. Troppo. In fondo, perciò i lavori si caratterizzano bene come romanzi, solo io ne sono consapevole. Solo io e chi mi conosce davvero sappiamo quanto, nella mia opera, c’è di me e delle mie esperienze di vita. Non solo, però, ci sono io e le mie esperienze di vita significative, ci sono pure i “personaggi”, che equivalgono alle persone, i/le quali hanno arricchito la mia vita, in diversi momenti della mia crescita.
Hai alle spalle diverse esperienze e collaborazioni, basti pensare al servizio civile nazionale, alla docenza, a ItaliAccessibile, e altro ancora. Cosa ti hanno regalato queste singole 'avventure'?
Farò principalmente riferimento alle sole mie esperienze che hai citato, per non dilungarmi troppo. Tutte le mie esperienze sono l’espressione della mia scelta più importante, fatta ormai anni fa: riprendere in mano la mia vita e viverla appieno, impegnandomi (e realizzandomi) nel sociale; aiutando, per come e quanto posso. L’avventura come collaboratrice di ItaliAccessibile è nata, “per caso” (io parlerei di “coincidenza significativa”): ho semplicemente risposto a un annuncio trovato su Fb qualche anno fa. Mi ha insegnato a vivere varie esperienze didattiche, culturali, di svago, con altri occhi, con la voglia, sempre, di prenderne nota e di raccontarne al meglio le sensazioni ed emozioni scaturite. L’esperienza come volontaria di Servizio civile mi ha permesso di entrare, per la prima volta, come tutor, anche di ragazzi disabili, in una scuola (e in altri contesti formativi e culturali) del mio paese. Ho compreso la mia volontà di professionalizzarmi e realizzarmi, ancora, nel sociale. Quell’esperienza, ho scoperto, mi sarebbe servita successivamente: quando sono diventata, seppur solo per 40 gg, docente; potevo contare su quell’esperienza pregressa ma…insegnare è un’altra cosa. L’essere diventata e stata docente mi ha arricchito tanto, a livello umano e professionale: ho compreso che non si smette mai di crescere e di imparare, sempre dialogando con tutti. I ragazzini mi hanno regalato i loro sguardi e sorrisi, i loro incoraggiamenti, i loro racconti, le loro emozioni: ognuno di loro ha insegnato a me, tanto. Come tutto il personale scolastico, anche i miei alunni mi hanno aiutato a vivere al meglio la mia esperienza, accettandomi come loro insegnante e comprendendo che potevo essere loro utile. Hanno scoperto che la mia disabilità, con loro, non sarebbe stata un limite, ma tutt’altro. In ultimo, non per importanza, da docente, ho potuto ri -scoprire il reale grado di autonomia fisica che ho raggiunto: in classe, sono riuscita, oltre ad aiutare i ragazzi, ad aiutare me stessa.
Chi ti segue sui social sa bene che non hai problemi a parlare e dialogare circa la tua disabilità e su ciò che si potrebbe fare per dare più spazio e voce a chi cerca di farsi sentire...che messaggio ti andrebbe di lanciare a tal proposito?
Scopro, sorprendendomi, di tanto in tanto, che molte persone mi seguono sui social e apprezzano ciò che scrivo: solo ciò che penso e riflessioni che, man mano, maturo studiando e, soprattutto, vivendo. Qualche mio famigliare, in verità, sostiene che sui social io scriva troppo. Io ritengo di far un buon uso dei mezzi di comunicazione e, se ciò che pubblico appare utile, ne sono contenta. Non ho problemi a dialogare, in senso lato e circa la mia condizione di vita, che oggi non considero, forte delle mie esperienze di vita e degli insegnamenti che ne ho scaturito, affatto limitante. Il messaggio che mi sento di lanciare, ai disabili e a tutti, è un invito a costruire giornalmente la propria vita, in qualunque modo ciò sia possibile: un modo, una strategia, un’opportunità c’è sempre. Per tutti. E poi, raccontate e raccontatevi: qualcuno vi comprenderà! Ascoltate e ascoltatevi: imparerete a vivere meglio e…non si finisce mai di maturare! Dialogate e assaporerete quanto è bella la Vita! Questi ultimi consigli potrebbero sembrare frasi fatte, ma non lo sono affatto!
Rinascita. Una parola dai molteplici significati. Che significato ha avuto e ha tutt'ora per te? E partendo da essa, quali sono i tuoi progetti futuri?
Nel corso del tempo, questa parola, per me, ha assunto diversi significati. Nella mia tesi, ad es., mi sono soffermata a caratterizzare ed analizzare l’opera di Pontiggia “Nati due volte”, che si può definire un romanzo inspirato dalla biografia dell’autore: secondo quest’ultimo “chi vive l’handicap nella quotidianità, deve nascere ancora grazie all’intelligenza altrui, dei “personaggi” che nel racconto, come nella vita, rappresentano talora l’incapacità umana e professionale o la sconfinata dedizione altruistica, soprattutto materna, non posso che confermarlo. Oggi, forse perché sto imparando a farlo, credo che “Il compito principale nella vita di un uomo è dare alla luce se stesso” (Erich Fromm). Il bello delle mie innumerevoli rinascite è stato il fatto che le ho vissute sempre come una seconda possibilità; in questo senso pure io sono “nata due volte” nel senso in cui intende questa espressione proprio Pontiggia. Da grande, leggendo e analizzando lo scritto di Pontiggia, ho anche compreso che “non basta nascere fisicamente (o mentalmente) integri per dirsi uomini: la pienezza umana necessita di un dono oggettivo, creaturale, ma è anche una conquista, un compimento giornaliero”. “Libri e citazioni a parte”, cosa significa/chi “Ri - nascita”, ma soprattutto “ri – nascere”, l’ho compreso e scoperto sulla mia pelle giorno per giorno. E’ stata una bella esperienza, che continua, rinascere interiormente: la ri-nascita non riguarda il corpo e mi dà l’idea di un cammino introspettivo concluso (io conto di essere ri – nata tante volte, dopo la mia nascita biologica: la più importante nel 2010); sono rinata, dunque, ma ciò che mi stupisce è che si può ri – nascere, parola che esprime un verbo, dunque, un’azione, a mio avviso continua: se ci sono le circostanze favorevoli perché tale azione si compia continuamente, nella vita del soggetto. Detto questo, i miei progetti futuri più imminenti sono: continuare a vivere appieno la mia vita, come ho imparato a fare; laurearmi e abilitarmi come assistente sociale; lavorare come supplente, se capiterà.
La foto in evidenza che ritrae l'autrice è di Federica Vergaro photos