Un particolare percorso evocativo emerge dal brano musicale “Istantanee della memoria”, suite di sette brevi pezzi per pianoforte composta ultimamente da Biagio Putignano, noto compositore leccese.
L’itinerario sonoro descrive Magliano, frazione di Carmiano, avvolgendola di intense tinte opportunamente calibrate al fine di “riportare” l’ascoltatore in luoghi e atmosfere vissuti durante l’infanzia del compositore. La suite è dedicata alla memoria di Enzo Tramis (Arnesano, 17 ottobre 1936 – Seriate, 16 dicembre 2010) organista e autore dell’Inno a San Vito tuttora cantato nelle parrocchie di Lequile; fu allievo di Luigi Celeghin con il quale si diplomò in organo presso il Conservatorio di Bari. Ricoprì il ruolo di direttore del Coro del Pontificio Seminario Regionale Pugliese “S. Pio X” (suo organista accompagnatore era il giovanissimo Riccardo Muti) e successivamente divenne maestro di musica nel Seminario di Lecce. Eccellente e rinomato didatta e direttore di coro, dopo un’intensa attività nel Salento, si trasferì in provincia di Bergamo, dove proseguì il suo magistero fino alla morte. “Istantanee della memoria” appaiono come dei quadri legati dal variegato timbro del pianoforte: “Meriggiare”, “Choraliter”, “Stanze”, “B.A.g.H.”, “Ctònio”, “Icona” e “Ulivi” sono i titoli di ogni singolo brano. “Meriggiare” fa riecheggiare le sonorità assolate ed estive di Villa Costa; in “Choraliter” riaffiora il ricordo del suono dello storico organo “Inzoli” (1911) della Chiesa Madre; “Stanze” riporta a villa “De Santis” dove Biagio Putignano seguiva le lezioni di pianoforte tenute da Tramis; “Ctònio” rappresenta le misteriose ombre del frantoio ipogeo di via Trappeto; “Icona” ha per oggetto l’immagine della Madonna raffigurata nella Cappella dell’8 settembre e “Ulivi” è riferimento alle campagne limitrofi che hanno subito l’onta della Xilella. Una nota ironica invece è rappresentata da “B.A.g.H.” che gioca sull’intreccio delle lettere che assumono valore musicale nella cultura musicale anglosassone. Ogni brano, dalle soluzioni strumentali innovative e modellato su di una poesia del 2006 di Mario Calcagnile e su foto inedite di Adriana Manca, ha uno specifico colore e densità che andranno a soggiornare, per poco, nell’animo dell’ascoltatore nel tentativo di riappropriarsi di sentimenti ormai lontani, ormai andati.