Non era un amico, ma lo conoscevo da molto tempo. Conoscevo molto bene papà suo, Vincenzo, scomparso ultranovantenne, dopo aver espletato per molti anni il ruolo di messo comunale.
Da pensionato, questi, usava sedere sull’uscio di casa, durante la bella stagione, alzandosi, ogni tanto, per camminare lungo il marciapiede, appoggiato al bastone per alcune decine di metri. Poiché la sua era la strada che io percorrevo, a piedi, per raggiungere la chiesa Madre o il Municipio o Piazza Plebiscito, mi fermavo sempre a parlare con lui, che mi chiedeva notizie di mia moglie, dei miei figli e dei miei nipoti. Io, ovviamente, chiedevo dei suoi, in particolare di Mimino; del quale lui non finiva mai di dire quanto fosse attivo, sereno, disponibile verso tutti - era impiegato comunale da molti anni -. Conseguita la laurea, aveva chiesto di andare a lavorare nella Pretura di Campi Salentina e poi nel Tribunale di Lecce.
Per noi concittadini era un figlio devoto, un padre premuroso e un marito fedele. Ce lo ripetevamo mentre eravamo nella sala della Sua casa, Lui nella fredda bara, dopo aver abbracciato - ed espresso loro le sentite e dovute condoglianze - i Suoi familiari, ancora increduli, con gli occhi lucidi, e, alcuni, in lacrime.
La sua morte ha impressionato tutti. È stata del tutto imprevista. Non aveva le caratteristiche somatiche del candidato alle emergenze cardiovascolari (infarto, ictus) né i tratti caratteriali: era magro, non appariva “stressato” ma sereno, le sue abitudini alimentari erano improntate alla sobrietà, alla moderazione; non beveva né fumava né era iperteso.
Questo ci dice due “cose”. La prima: su questa terra siamo davvero tutti “provvisori”, per cui ogni mattina dovremmo essere contenti di vedere la luce, splendere il sole e, se credenti, dovremmo elevare una preghiera di ringraziamento al Padre Celeste per averci concesso un’altra giornata di vita - non ci era affatto dovuta -. La seconda: per quanto la Medicina, in questi ultimi decenni, abbia fatto passi da gigante e la vita media si sia notevolmente allungata, e alcune malattie prima mortali siano diventate curabili o, addirittura, guaribili, c’è sempre sul nostro capo l’imponderabile, la morte improvvisa. Perché l’organismo umano, così perfetto, non è esplorabile fino in fondo e, a volte, riserva qualche amara sorpresa, rivelandosi fragile e vulnerabile.
Ciao Mimino, mancherai molto ai Tuoi familiari, in particolare a Tua moglie e a Tua figlia, ma anche a noi, Tuoi concittadini.