La recente riqualificazione di Piazza Sant’Anna Olmi a Squinzano, inaugurata sabato scorso, alla presenza dell’arcivescovo Michele Seccia, ha sollecitato non poco la curiosità riguardo alla colonna dell’Osanna
collocata nella piazza.
Inoltre, l’occasione della Domenica delle Palme che si celebra domani appare oltremodo propizia per approfondire l’argomento perché proprio in questa giornata rivive una della più antiche tradizioni religiose legate all’Osanna. Anche quest’anno, infatti, domani 24 marzo alle 10.00, i fedeli delle comunità di San Nicola e Mater Domini si raduneranno nella piazza con i rappresentanti delle confraternite e dei circoli insieme ai sacerdoti. Ognuno porterà dei ramoscelli di ulivo e al termine del rito della benedizione i gruppi torneranno in processione in direzione delle proprie chiese parrocchiali non prima di aver posto in cima alla colonna dell’Osanna un ramoscello di ulivo appena benedetto. Il rito, che ricorda l'entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme, per andare incontro alla morte, dà inizio alla Settimana Santa.
Dai racconti dei più anziani emerge che un tempo in prossimità della colonna dell’Osanna si svolgeva il rito della lettura del Vangelo in lingua greca ed al momento in cui la folla dei fedeli udiva la parola “Osanna … Osanna”, veniva elevato il grido “Sannà … Sannà…” e ognuno agitava, alzando in cielo, il ramo d’ulivo che aveva portato con sé.
Ma il rito, nei tempi in cui la vita cittadina si svolgeva in modo più riservato rispetto ad oggi, era anche un’utile occasione per il corteggiamento tra i giovani dell’epoca. La cerimonia rappresentava infatti una delle rare occasioni, per i più giovani, insieme a quella della visita ai Sepolcri del Giovedì Santo, per scambiarsi languidi e fugaci sguardi. Semplici approcci, utili per futuri possibili fidanzamenti.
Donato Stefanizzi, il massimo studioso squinzanese di storia locale, nel suo libro “Squinzano nell’Ottocento. Demografia, economia, società” edito da Conte Editore nel 2003, descrivendo lo sviluppo urbanistico di Squinzano agli albori dell’800 scriveva che la città si presentava “come un vecchio agglomerato di abitazioni generalmente modeste, su cui spiccavano la chiesa parrocchiale e la sua torre campanaria. Nato come ‘casale aperto’ e, perciò privo di mura che imponessero uno sviluppo obbligato, il paese, nei secoli, si era espanso a macchia di leopardo, fino ad assumere, ai primi dell’Ottocento, una figura grossolanamente quadrangolare”.
Il perimetro del centro abitato, tracciato dallo studioso, partiva dall’incrocio dia Via Diaz con Via Maggiore Galliano allungandosi fino alla chiesa di San Giovanni per giungere alla chiesa parrocchiale San Nicola fino alla cappella dei Martiri per biforcarsi poi in direzione Campi Salentina e ad est verso la cappella del Crocifisso e dell’attuale Piazza Sant’Anna Olmi per piegare poi verso le attuali Via Tripoli e Via Roma fino alla cappella del Carmine e dell’attuale Piazza Plebiscito.
Nel punto contrassegnato come l’incipit dell’abitato, cioè l’incrocio delle attuali Via Maggiore Galliano e via Diaz, denominata in quel periodo Strada dell’Osanna, detta anche dell’Hosanna o del Sannà, era registrata la presenza, al centro del quadrivio, della colonna che oggi è posta sulla piazzetta, da poco ristrutturata, in Piazza Sant’Anna.
“La colonna - spiega nelle note Stefanizzi - è sormontata da una croce, eretta anteriormente al 1680 (anno in cui ne è attestata la presenza dal coevo Stato delle Anime, il più antico tra quelli di cui disponiamo), all’ingresso del paese, nei pressi dell’attuale ponte ferroviario, quasi ad esorcizzare i pericoli provenienti dal mare. “Sannà” vennero chiamati nel medioevo, dalle popolazioni grecaniche del Basso Salento, i menhir, monoliti preistorici su cui, poi furono infisse delle croci per sottolineare il trionfo del cristianesimo sul paganesimo. Detta colonna fu traslata nel primo decennio del Novecento nell’attuale Piazza Sant’Anna Olmi, (a seguito di provvedimento adottato con delibera del Consiglio Comunale n. 50 del 18 ottobre del 1897 motivato dal pericolo che la stessa ormai costituiva per il traffico) nel luogo in cui sorgeva una cappella dedicata alla Santa demolita (per volontà di Emilio Campa, sindaco di Squinzano dal 12.05.1896 al 03.05.1898) perché fatiscente. Da precisare che “Olmi” non è un cognome bensì un fitonimo, derivato dalla presenza di alberi di olmo presso la strada attualmente intestata alla Santa, peraltro già documentata dal citato Stato delle Anime del 1680 (“Strada degli ulmi o dell’urmo)”.
Le colonne votive rappresentano nel Salento un’espressione artistica molto comune legata, in ogni centro, alla quotidianità popolare del luogo, intrisa spesso di credenze popolari, ansie e speranze che ogni uomo porta con sé. Gli studi condotti sul fenomeno delle colonne votive non ha portato finora a grandi risultati. Spesso le indagini condotte si sono scontrate con l’assenza quasi totale di documentazioni storiche e con l’indifferenza dei cittadini e ancor peggio delle autorità locali.
L’usanza di innalzare steli è antichissima. Risale alla preistoria con la realizzazione dei menhir per onorare, ma è soltanto un’ipotesi, il dio del sole. Sulle origini della costruzione della colonna dell’Osanna di Squinzano non si hanno notizie oltre a quelle già riportate.
Cosimo De Giorgi nella sua “Descrizione fisica geologica ed idrografica della Provincia di Lecce”, pubblicato per la prima volta nel 1922 dalla Tipografia Ed. Salentina dei fratelli Spacciante, sui testi ricevuti dalla Biblioteca di scienze della terra dell’Università Sapienza di Roma, non cita la colonna squinzanese. Indica tre direttrici di sviluppo dei monumenti megalitici che hanno Lecce come fulcro: la prima scende verso Taurisano, Gemini e Racale estendendosi fino alla Marina di Ugento; la seconda si defila tra la città capoluogo e la Marina di San Cataldo e la terza scende lungo la costa adriatica, toccando anche molti centri interni, tra cui Giurdignano con un numero elevatissimo, fino ad arrivare a Santa Maria di Leuca.
Chi ha studiato il fenomeno megalitico ha quasi sempre ricondotto la funzione di questi manufatti alla rappresentazione del sole sulla terra; il sole inteso come divinità. In seguito col passare dei secoli e con l’avvento del cristianesimo a questi monumenti è stato dato il nome di “croci”. Fu così che successivamente le colonne presero il nome di “Osanna” o Sannà” acquisendo così un’identità cristiana divenendo soprattutto nella Domenica delle Palme punto d’incontro per la benedizione dei ramoscelli d’ulivo così come accade a Squinzano nella domenica che precede la Pasqua. Il rito religioso poi si conclude con il posizionamento di un ramoscello d’ulivo benedetto sul punto più alto della colonna con l’auspicio di tenere lontani dal paese gli spiriti del male.