La processione del Venerdì Santo e le marce funebri, come "Triste ricordo" dello squinzanese Ippolito

di Antonio Martino 02 Aprile 2021

I Riti della Settimana Santa offrono molteplici opportunità per comprendere i tanti itinerari artistico – culturali che avvolgono la Passione e la Risurrezione di Cristo.

Non è mai mancata la sensibilità di accompagnare i simulacri pertinenti alla processione del Venerdì Santo con brani composti per l’occasione ed eseguiti dalle bande. Il territorio del Nord Salento, oltre ai vari inni sacri legati alla cultura specifica delle singole comunità, conserva, nel suo repertorio, intense composizioni riconducibili alla forma della marcia funebre. Anche quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, la “Processione dei Misteri” non avrà luogo ma rimangono ancora vive le suggestive marce che accompagnano “Gesù Morto”. Tali brani musicali rappresentano una parte della memoria di un popolo e per questo motivo è necessario ricordare e comprendere meglio i lineamenti melodici che inondano la mente dell’ascoltatore riconducendolo in un suo vissuto “leggero” e sereno tale da consentirgli di riacquistare nuova forza nell’affrontare la quotidianità della vita. Una prima marcia funebre da citare è il celeberrimo terzo movimento tratto dalla sonata per pianoforte n. 2, op. 35 in si bemolle minore di Fryderyk Chopin (1810 – 1849), trascritto per banda. Questa composizione rappresenta una pietra miliare per la sua struttura compositiva: due parti contrastanti, un duello tra la vita e la morte adagiate su di un incessante andamento “lento”. E l’organico bandistico presenta questi contrasti con naturalezza e meticolosità affinché l’ascoltatore possa essere avvolto in un turbinio di colori ed emozioni. “Triste ricordo” dello squinzanese Nino Ippolito (1922-2011) può rappresentare un secondo brano per la processione del Venerdì Santo. Dopo un’introduzione più rimica che melodica, compare un primo motivo, affidato ai clarinetti, ai sassofoni e ai flicorni scuri, poco illuminato e appoggiato su di un tappeto armonico costante e pesante. Lo squillo delle trombe tenta di rischiarire la melodia, affidata, ora, a tutto l’organico bandistico, ma, nonostante gli intensi bagliori di luce persiste il clima di opacità e grigiore. L’intenso dialogo tra ance e ottoni vivacizza questa seconda melodia. Ne occorrerà una terza affinché la luminosità possa irradiare di energia positiva i nuovi suoni e dare una speranza certa all’ascoltatore. Un altro brano è “Venerdì Santo” del contemporaneo Maurizio Cancelli. Dopo un’energica introduzione in cui tutto l’organico strumentale è chiamato a sostenere tale azione, giunge la prima vera e propria melodia, dai colori scuri e sommessi, affidata in particolar modo ai clarinetti. Le trombe, in una fase successiva, ripropongono tale percorso sonoro, amplificandolo e rendendolo più ampio e avvolgente. L’incedere del segmento sonoro legato all’introduzione funge da “spartiacque” per proporre una nuova idea tematica. Quest’ultima è caratterizzata dall’uso di colori chiari e brillanti: un evidente segno di speranza dopo un percorso doloroso. Attendiamo, con fiducia, il prossimo anno per provare, dal vivo, queste emozioni.

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