La triste notizia non ci ha colto impreparati, ma ha comunque provocato un moto di commozione in ciascuno di noi .
Roberto ha condiviso con gli amici, reali e virtuali, le sue ansie, le sue angosce, le sue notti insonni, raccontando di mari calmi e in burrasca. Non si è mai arreso, ha lottato fino alla fine mostrando una straordinaria vitalità.
La musica, era la fonte della sua energia. Iniziò giovanissimo a calcare le tavole dei palcoscenici, partendo da quello dell'oratorio fino a giungere a quelli più prestigiosi. Suonò in diversi gruppi prima di approdare, come batterista, in quello formato dal fratello maggiore Franco e i Ragazzi d'Oro. Successivamente, nello stesso gruppo, entrò un giovane Adriano Pappalardo che ben presto divenne il nuovo front men. E fu proprio insieme a lui che Roberto, alla fine degli anni '60, partì alla volta di Roma. Frequentando e suonando in locali cult come Titan e Piper ebbe l'opportunità di conoscere numerosi musicisti della scena beat romana.
Conclusa la parentesi musicale attiva, dimostrò d'avere un'altra dote artistica. Si rivelò un ottimo argentiere. Le sue tante cornici e sculture sacre, ben cesellate, sono presenti in luoghi sacri e case private.
Questo, però, non gli ha impedito di continuare a coltivare la sua passione. Ogni occasione era buona per organizzare un concerto . Riuniva ottimi musicisti e dava vita a interessanti jam session in qualsiasi location, dagli scogli di Casalabate alle sale dei ristoranti fin nelle case di amici. Ha percosso le pelli e i piatti della sua mitica batteria finché ha potuto. Non poteva fare altrimenti il più grande batterista del mondo. Ciao Roberto.