Ci giunge da Carolina Spalluto una nota che vi pubblichiamo interamente. "Appena dichiarato lo stato di pandemia, abbiamo avuto tutti una grande paura.
I nostri sguardi si riempivano di incertezza per il lavoro, la salute, nostra e dei nostri cari, e la paura di non poter sostenere un fardello più grande di noi. Vedevo rientrare i miei genitori e mi chiedevo se stessero bene, come riuscissero a lavorare, nonostante quella pressione. La difficoltà nel non potersi abbracciare, in silenzio, per sentirci un po’ meno soli. I giornali, quotidianamente, pubblicavano numeri che facevo fatica a capire e a sopportare. E in questo scenario di sofferenza, dove medici e operatori sanitari conservano ancora, non solo sui volti, i segni di una battaglia in trincea, dall’altra parte, dietro i social, si consuma un’altra battaglia, fatta di odio e rabbia nei confronti del prossimo. Una delle tante vittime, ormai nota nello scenario internazionale, è stata proprio Giovanna Botteri, giornalista di fama mondiale, dall’animo stakanovista, dietro la cui persona si sono consumate polemiche per il suo essere, a dire di molti, sciatto. E nel frattempo, mentre ci siamo improvvisati giudici del buon costume, il nostro nemico, nel silenzio, continuava a mietere milioni di vittime. E se da un lato le strade silenziose diventavano bellissime, a suon dell’Inno di Mameli e di persone dall’animo buono, dall’altro le polemiche non si sono affatto arrestate. Tutto quell’odio, seminato dietro commenti e tastiere invisibili, lo abbiamo ritrovato anche nelle file dei nostri supermercati dove, anziché guardarci con rispetto e condivisione, abbiamo perso le staffe mentre attendevamo il nostro turno. E infine, non per importanza, la trafila di insulti suscitati dalla liberazione di Silvia Romano, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di coesione e speranza, come se, senza distinzione alcuna, fossimo tutti condannati dinanzi alla grande inquisizione della vox populi.
Ma nonostante questo odio diffuso, mi sono sempre sentita orgogliosa di appartenere ad un Paese così bello, seppur pieno di controsensi, come l’Italia. Forse non basterà questa lettera a cuore aperto, da semplice cittadina, per far riflettere sulla natura meschina di molti. A volte è la paura di perdere il lavoro, di non arrivare a fine mese e di brancolare nel buio, che ci permettono di accumulare una rabbia ingiustificata nei confronti degli altri. Ma nonostante questa triste verità, sono fiera di aver visto che, dinanzi a questo nemico, la solidarietà dei miei concittadini, e non solo, ci ha reso persone migliori. E allora il mio più sincero ringraziamento, da cittadina italiana, va a chi, in prima linea, ha combattuto questa guerra, come medici e operatori sanitari, che con turni sfiancanti non si sono arresi; le forze dell’ordine che, da sempre, rendono questo Paese un posto più sicuro; tutte quelle persone che si sono impegnate per aiutare chi non aveva una casa o un pasto caldo; le istituzioni che sono state realmente al fianco dei cittadini; tutti quegli imprenditori che hanno perso mesi di guadagni che non torneranno più, dovendo chiudere le saracinesche delle proprie attività, senza mai arrendersi; quei dipendenti che aspettano ancora un sussidio e si chiedono quando, e se, ritorneranno a lavorare; tutti i cittadini che hanno contribuito a contenere la pandemia, rispettando le regole imposte e restando a casa; i giornalisti che, con il loro instancabile lavoro, hanno reso l’informazione a ciascuno di noi; e a tutti quegli italiani che, come me, non si arrendono. La bellezza salverà il mondo".