L’Associazione culturale “Civilia” conferirà al paroliere e cantautore Edoardo De Angelis (Roma, 1945) il Premio “Civilia Canzone d’autore”.
La cerimonia si terrà domani, sabato 26 gennaio 2019, alle ore 20.30, presso il Teatro Comunale di Leverano (via Menotti). De Angelis, in una sua recente intervista su Raidue, evidenzia una particolare sensibilità legata a Folkstudio (1970): “Si respirava un clima di grande slancio culturale, un grande fermento”. Tale affermazione riassume l’intero spirito musicale del cantautore che ha fatto suo e portato avanti nel corso della sua attività.
Il suo successo, conseguito già con “Lella”, lo ha condotto verso itinerari artistici ricercati e suggestivi; egli afferma: “Cantare al Folkstudio era come un esame; esporsi davanti ad un tribunale. Si sentivano nudi, c’era un pubblico molto misurato sia nei numeri sia nelle gratificazioni. E i cantautori erano una novità assoluta”. Riguardo alla sua esibizione, aggiunge un interessante aneddoto: “Il pubblico applaudì, in quel caso, in maniera meno misurata, più convinta, più clamorosa. E in mezzo al pubblico c’era un ragazzo che si alzò dicendo: «Ma che cosa applaudite questa canzone! Non è abbastanza politica! Quel giovane era Ernesto Bassignano (cantautore, giornalista e conduttore radiofonico)”. De Angelis ha collaborato con tanti personaggi appartenenti al mondo della musica da De Gregori a Minghi, per citarne solo alcuni.
Tra i suoi ultimi lavori si possono ricordare “Historias” (2008), un disco in cui affianca ad alcuni suoi successi gli inediti “Cinque parole”, “Un’altra medicina”, dedicata a Ernesto “Che” Guevara, “Mamèn”, “L’anima intera”; “Non ammazzate Anna” (2014) un cd in cui De Angelis ha raccolto alcune “canzoni dedicate alla Donna […] nato dalla viva esigenza di dire basta alle tante violenze che le donne subiscono ormai quotidianamente”. Nell'aprile del 2018, De Angelis ha presentato il suo ultimo lavoro “Nuove canzoni” (etichetta Il cantautore necessario). Nella recensione di Nicola Cossar si legge: “Il poeta è tornato […]. Nella voce la profondità antica della parola necessaria, il bisogno di raccontare, di dipingere i colori della vita dove amore e dolore sono l’alfa e l’omega ma dove tutto ha anche un senso, un destino, una speranza oltre ogni confine, del tempo e degli uomini”.
Sabato aprirà la serata lo spettacolo “Non so che viso avesse”, ispirato all’album “Radici” di Francesco Guccini; si tratta di radici intese sia in termini geografici che politico-ideali con storie di emigrazione ed immigrazione. Sempre attuali, sempre intense.