Lecce - Lazio 2-1. Mi sto ancora godendo l'enorme soddisfazione della serata di ieri e sto pensando che, come ho sempre ritenuto, il calcio è fatto non di aridi numerini e cosiddetti moduli di gioco,
ma di modi di interpretare numerini e modulo, atteggiamento e naturalmente episodi.
Per me il Lecce ieri sera, per tornare ai numerini, non ha mai cambiato modulo, ha sempre giocato con il 4231 (molti parlano di 433, se volete chiamatelo pure così!), cambiando però più volte in corso di gara il modo di interpretarlo (e questa è oggettivamente una novità rispetto allo scorso anno).
Nel primo tempo Ramadani e Gonzalez sono i due mediani, con Rafia che gioca da trequartista dietro a Strefezza, con Almqvist e Banda esterni alti.
Il Lecce comincia bene, nei primi minuti è aggressivo e certamente più propositivo del passato. Poi però il miglior palleggio e possesso palla della Lazio irretiscono i giallorossi, che nonostante gli ottimi Banca e Amqvist non hanno un attaccante vero con il quale attaccare la profondità quando riconquistano la palla. Il vantaggio della Lazio all'intervallo, frutto dell'unica azione di rilievo, è comunque immeritato.
Nel secondo tempo da subito il Lecce è molto più aggressivo e la Lazio non riesce più a fare possesso palla come prima. Al minuto 65 la prima svolta netta nell'interpretazione: entrano Blin centrale, con Baschirotto a fare il terzino destro, Gallo, da subito molto reattivo, e il fisicissimo Kaba, che si piazza al posto di Rafia, dietro Strefezza. Ora il Lecce ha molto più peso specifico in avanti ed il gol dello strameritato pareggio sembra nell'aria.
I giallorossi sono arrembanti e commoventi, ma inevitabilmente lasciano qualche spazio per il contropiede (ad una squadra pur sempre di notevole qualità e arrivata seconda) e per ben due volte gli episodi ci graziano: prima Anderson sbaglia di un soffio e poi Falcone, aiutandosi con il palo, fa una grande parata su Immobile.
A circa dieci minuti dalla fine l'interpretazione del sistema di gioco del Lecce cambia ancora con l'entrata di Burnete, che fa la punta vera, con alle spalle Strefezza, con Kaba che con Ramadani va a comporre il centrocampo a 2 al posto di Gonzalez (ritengo sia questo il suo ruolo).
Sarà il caso o forse no, ma è adesso che si capovolge il risultato: prima pareggia Almqvist, che si accentra e raccoglie l'ottimo assist di Gallo, poi Di Francesco (subentrato a Banda) approfitta del lavoro di corpo di Burnete (che "riempie" l'area) per il gol dell'apoteosi.
L'intelaiatura della squadra c'è (lo si è visto dalla prima - apparentemente insulsa - amichevole con i montanari), attendiamo che venga completata e vediamo che viene fuori. Per ora - manteniamo un profilo basso, è solo la prima giornata e i valori come al solito verranno fuori man mano - si sono presi 3 punti di platino e mancano 9 vittorie per la salvezza.