Che cos'è ‘Salvimaio’? E' forse una nuova locuzione inventata dal gergo giornalistico? La risposta appare affermativa, soprattutto alla luce di quanto accaduto in questi primi mesi di governo Conte I. Lo spettacolo prende il nome da Matteo Salvini, leader della Lega, Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle, Ministro del Lavoro, Ministro dello Sviluppo Economico e Vicepresidente del Consiglio dei Ministri.

 Dopo le elezioni politiche del 4 marzo, si è andato delineando uno scenario che, almeno a giudicare dalle premesse della vigilia, sembrava improbabile: un “patto di ferro” tra Movimento 5 Stelle e Lega, con i primi che hanno rotto il loro tradizionale “mai accordi con chi ci ha già governato”, e i secondi che hanno rotto l'alleanza in seno al centrodestra, per assicurare un governo al Paese, in grado di poter esprimere le esigenze di una maggioranza ed essere sostenuto dalla stessa. Ancor più meritevole di analisi è l'operato di questo governo perché, se a livello nazionale la maggioranza gialloverde “tira a campare”, a livello locale e regionale le due forze protagoniste dell'esecutivo non stringono accordi né presentano coalizioni, con il Movimento 5 Stelle che, anzi, mantiene la sua linea “dura e pura” di corsa solitaria, e con la Lega che rimane nel perimetro del centrodestra, insieme a Forza Italia, Fratelli d'Italia e Direzione Italia.

 “Salvimaio”, oltre ad essere uno spettacolo ironico, irriverente e satirico, è il “successore” di un altro lavoro di Scanzi: Renzusconi. Se appare scontata la satira contro il potere, altrettanto pertinente appare la critica al sistema di alleanze innaturali, le cosiddette “larghe intese”, che hanno caratterizzato la politica italiana nell'arco dell'ultimo quinquennio. Il Patto del Nazarano, che sancì l'accordo tra Renzi e Berlusconi, rispettivamente leader di PD e Forza Italia, per assicurare una maggioranza al Paese, si ripresenta oggi con Salvini e Di Maio, i nuovi leader politici che sembrano aver rottamato i “rottamatori”, cioè gli strenui difensori del renzismo.

 Scanzi si ripresenta così, la cornice leccese appare un ottimo palcoscenico per raccontare gli intrecci della politica, soprattutto alla luce delle imminenti amministrative. E' vero che la politica è compromesso, ma fino a che punto il compromesso è lecito? E' tollerabile la totale negazione di un'idea, di una affermazione, di un programma, in nome dell'occupazione di poltrone e cariche che, in pratica, dovrebbero applicare quelle stesse idee, affermazioni e programmi? A questa domanda risponderà Scanzi, mostrandoci il volto umano della politica.