Era l’8 febbraio dello scorso anno quando la città di Squinzano finì su tutti i giornali per uno dei casi di cronaca più tristi dell’ultimo periodo.
Una ragazza, allora minorenne, si presentò, infatti, presso l’Ospedale di Copertino con forti dolori al ventre e debolezza, e qui i medici capirono subito che la minorenne aveva partorito da poco. Il feto, di 38-39 settimane, di un peso di quasi tre chili, che anche secondo l’autopsia sarebbe venuto alla luce morto, fu nascosto in un armadio nell’abitazione che la giovane mamma condivideva con la sorella, A.M., 28 anni, e il compagno di questa, N.S., 47 anni. Ed è proprio la posizione dei due, che da subito avrebbero dichiarato di non essere a conoscenza della gravidanza della ragazza, ad essere stata valutata dai giudici nelle scorse ore, fino ad arrivare ad una pesante sentenza: una condanna a quattordici anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di concorso in infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale, nonché di occultamento di cadavere. Le motivazioni della sentenza, per la quale il legale dei due ha chiesto ricorso, saranno depositate entro tre mesi, mentre la ragazza, oggi maggiorenne, avrebbe ottenuto la messa alla prova per scontare un anno e due mesi di reclusione.