Il Santuario dell’Annunziata, un bene da valorizzare e da far tornare a vivere

di Marco Antonio Presta 11 Settembre 2020

Quando penso alla mia Squinzano, una serie di immagini slittano nella testa, immagini di luoghi e storie che molti hanno dimenticato e che aspettano lì, inermi, di essere nuovamente raccontate, come se dovessero ancora essere scritte.

Non tutti sanno che il nostro meraviglioso paese, nel lontano 1618, vanta l’onore di aver “ospitato” (così narrano fonti storiche) un’apparizione Mariana, in un podere poco fuori Squinzano. Non tutti sanno che in quel periodo, una donna di grande fede e carisma, fu fautrice di opere prodigiose che coinvolsero Squinzano cambiandola per sempre. Questa è la storia di Maria Manca e del nostro Santuario ormai decadente. Nata nel 1571, in questo paesino del Nord Salento, fin da piccola si prodigò ad aiutare il prossimo con opere di carità. Non ebbe una vita semplice, rimasta orfana di padre in tenera età, la madre per paura di lasciarla sola, la convinse a sposare il signorotto del paese da cui ebbe due figli e che purtroppo morì qualche anno dopo, come anche la madre. Restia ad altri matrimoni, cedette alle avance di un uomo di Soleto con cui dopo alcuni anni, convolò a nozze. Due giorni dopo il matrimonio perse uno dei due figli e qualche anno più tardi anche il secondo marito. Anche in seguito a tutte le disgrazie che segnarono la vita di Maria, la donna non perse mai la fede e il 21 ottobre del 1618 la Madonna accolse le sue preghiere, mentre si trovava nel podere di famiglia per raccogliere le olive. Fu allora che una giovane ragazza “dai capelli increspati con fili d'oro”, le porse un garofano rosso e disse che doveva offrirlo, il giorno seguente, a suo Figlio, presso l'immagine del SS. Crocefisso della Pietà di Galàtone. Maria ebbe la certezza che il Divino avesse sfiorato la sua vita, quando la figura celeste, passando tra gli ulivi, li fece inchinare ad essa, lasciando senza parole la donna. Il giorno seguente percorse in devoto raccoglimento quaranta chilometri a piedi per raggiungere Galàtone, offrendo così il garofano al Crocifisso. Il disegno di quel fiore rimase per sempre impresso nella sua mano. Tornata a Squinzano decise di promuovere la costruzione di un santuario dedicato all’Annunziata che fu ultimato nel 1627, anch’esso, come ricordano le fonti, circondato da un’aurea divina per i numerosi miracoli che lo resero protagonista durante la sua costruzione. Questa è, in breve, la storia che le nostre tradizioni narrano, questa è la nostra cultura storica che è stata quasi obliata; questa è la storia di un bene che la Curia ha dimenticato, di un bene ad oggi diventato quasi scomodo per le condizioni strutturali (di abbandono in alcune sue parti) nelle quali riversa; scomodo, forse, per chi non ha a cuore il nostro paese. Il Santuario dell’Annunziata, che per molti secoli fu noto per gli eventi di spessore che lo coinvolsero, basti pensare, ad esempio, che lo stesso San Giuseppe da Copertino, vi celebrò messa, ad oggi, a causa di veri e propri saccheggi, spoglio di quasi tutte le bellezze artistiche che lo adornavano, è quasi paragonabile ad un clochard che chiede umilmente di essere aiutato. Vani sono stati gli appelli di un gruppo di volontari del paese per rivitalizzare il posto, vani sono stati anche i miei di appelli, a personaggi di “spicco” del paese che potrebbero fare tanto visto i loro ruoli in Curia. Tutto è stato ahimè inutile. Pertanto, faccio ora un appello a voi, cittadini e “proprietari intellettuali” di questo bene immenso, aiutateci a salvare il Santuario, iniziate a frequentarlo più spesso durante le messe, proponete idee, partecipate agli eventi, iniziamo insomma a ridare vita alla rappresentazione assoluta della religiosità squinzanese, cercando di dare il via ad un turismo storico-religioso, cosicché, chiunque venga a visitare il nostro paese, possa urlare ad alta voce che noi squinzanesi teniamo alla nostra storia, teniamo alla nostra terra, teniamo alle nostre tradizioni, ma soprattutto teniamo al nostro piccolo grande santuario, in cui secoli fa, una semplice donna si rese protagonista di eventi prodigiosi che scrissero uno dei capitoli più importanti che la storia di questo paese abbia mai potuto lasciarci in eredità.

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