Riceviamo e pubblichiamo la lettera del dottore squinzanese Salvatore Sisinni in riferimento all'omicidio del nigeriano Alika avvenuto a Civitanova Marche per mano di Filippo Ferlazzo.
"Nel nostro Paese ci si indigna facilmente per fatti di sangue che fanno venire i brividi solo a sentirne parlare – mi riferisco all’agghiacciante omicidio del nigeriano Alika da parte di Filippo Ferlazzo, una persona con precedenti psichiatrici di non poco conto, tra i quali un TSO e, poi, il giorno dopo, ci si dimentica. Perché? Perché mancano i controlli da parte delle Istituzioni sui malati di mente. Si varano leggi, come la Basaglia, che mirava a restituire dignità agli ammalati che quasi sempre non hanno voce in capitolo - ottima cosa! - concedendo la libertà illimitata (o quasi) a chi - non per colpa sua - non è in grado di utilizzarla responsabilmente. E i familiari o i tutori e curatori, ai quali vengono affidati alcuni malati mentali, migliorati ma non guariti - di alcune malattie mentali, purtroppo, non si guarisce - non possono fare miracoli. E quando accade l’irreparabile rimangono stupiti: la madre di Ferlazzo - hanno riportato le cronache giornalistiche - che in passato lo aveva denunciato per atti di violenza, appresa la notizia, è rimasta sconcertata ed ha aggiunto che non avrebbe mai immaginato che suo figlio sarebbe stato capace di uccidere. D’altro canto, non si possono attribuire colpe ai familiari o ai tutori perché, ovviamente, non possono vigilare, ventiquattr’ore su ventiquattro, sui loro tutelati. La legge 180 del 13 maggio 1978, nota più comunemente come Legge Basaglia, dal cognome dell’illustre psichiatra che la ispirò ai politici dell’epoca, andrebbe modificata sostanzialmente o addirittura riscritta, se si vuole che la lista nera dei delitti non si allunghi ulteriormente. Ma i politici “sonnecchiano” o al massimo ne parleranno nella prossima campagna elettorale, promettendo, tra le altre cose, quella di modificarla, per poi, ad urne chiuse, dimenticarsene. Accade da oltre quarant’anni! Forse non è così? Ai lettori la risposta. Ai politici il diritto di respingere l’accusa".